Wednesday, January 25, 2006

ANCORA AL CINEMA!

Che non sia mai che gli animi si alleggeriscano troppo…
Ecco a voi due bei film, diversissimi, ovviamente, ma entrambi meritevoli di citazione.

Il primo, I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN, del pluripremiato regista Ang Lee, è una splendida e commovente storia d’amore dal finale (niente paura, non dico niente che non sia immaginabile dal trailer) comprensibilmente tragico. Il finale è da lacrime (mie, almeno) non solo perché le vere storia d’amore cinematografiche devono, ope legis, chiudersi male, ma anche perché si intreccia tra due avvenenti e apparentemente duri cow boys nell’america delle verdi montagne nei primi anni sessanta. Jack e Ennis (con un bellissimo e incongruente cognome, Del Mar) si incontrano per caso mentre cercano lavoro in una America molto lontana dall’immaginario in cui sbarcare il lunario era la priorità. Vengono spediti tra i monti per i mesi estivi con l’incarico di badare ad un gregge di pecore, a mangiare fagioli e dormire al freddo. Jack è moro con immensi occhi blu, allegro e lamentoso; Ennis è biondo e di pochissime parole. Jack fa rodei e coltiva il sogno di avere un ranch tutto suo; Ennis a novembre si sposa con la fidanzata di sempre. Sulle montagne si beve molto, per scaldarsi e ammazzare il tempo. Non diresti mai, se non te lo avessero già detto i media da mesi, che possa accadere quello che invece succede una fredda notte in cui, mentre dormono per caso nella stessa tenda, Jack prende la mano di Ennis. Segue un bacio rubato, Ennis che prova a scappare, Jack che lo ferma, Ennis che si lascia prendere il viso tra le mani, un altro bacio ed una notte di conseguenza. La mattina successiva Jack è innamorato, Ennis dice che lui non è così. Alla fine dell’estate si dividono e si rivedranno solo anni dopo, entrambi sposati e con prole. Nei successivi vent’anni continueranno ad incontrarsi tra i monti, rubando alle loro vite diversamente desolate momenti di indiscutibile e fatale felicità. Non vi svelo altro. Ma vi prego, uomini: non storcete il naso e non sogghignate pensando ad una perversione che non vi appartiene. Nella cornice di una splendida fotografia, nello sviluppo di due vite che si trascinano nell’incapacità di possedere quell’unica felicità che riscatterebbe le loro esistenze, assistiamo non ad una grottesca o scabrosa storia di gay non dichiarati, ma ad una splendida storia di amore vero, di com-passione reciproca, quel completamento della parte mancante che ciascuno di noi agogna nella costante ricerca di avere un senso.

ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW è l’esordio cinematografico di Miranda July (USA), che è anche sceneggiatrice e protagonista femminile di questo delizioso mosaico umano, bizzarro e originale che fa ridere e pensare. Christine è un’artista, ma per guadagnare qualche soldo fa l’autista di persone anziane; è vitale e bella e spontanea: scrive sulle sue nuove scarpette rosa ME a destra e YOU a sinistra e inscena un corteggiamento “piedofilo”. Richard fa il commesso in un negozio di scarpe, sta divorziando e ha due figli da allevare; è facile al panico e stenta a trovare la strada giusta, mischia la cena con la colazione e appende quadri sugli alberi. Attorno a loro e al loro incontro-scontro ruotano le vicende dei due figli, Robby di sei anni che conquista in chat una dura gallerista con espedienti coprofili e Peter, quattordicenne, usato come cavia da due ragazzine alle prese con le prime esperienze sessuali ed un guardone senza coraggio; una bimba che si sta facendo da sola il corredo per quando si sposerà e acquista minipimer e asciugamani. Tutti hanno bisogno di qualcuno, tutti hanno bisogno del già citato amore. Accanto a scene potenzialmente scabrose (sesso e bambini), trattate con delicata innocenza, alcuni momenti di grande lirismo e poesia, come la similitudine della vita e della camminata sul marciapiede o il bimbo che per strada, in pigiama, scopre il modo per far sorgere il sole. Bravissimi gli attori; tenero e incantato il messaggio.



1 Comments:

At 25/1/06 8:24 pm, Blogger Buridone said...

Per chi fosse interessato alla versione scritta, il film è tratto da un racconto di Annie Proux.

 

Post a Comment

<< Home