BUFFON
Barbera. Vitigno molto versatile che abbraccia sia lo spumeggiare di Buffon, la sua faccia scanzonata, sia la solidità, il volume, la classe, l'impegno profondo che mette tra i pali.

ZAMBROTTA
Cabernet. Tutti i vini hanno richiami vegetali (fiori, frutti) ma già al primo corso da sommelier si impara che tra tutti è il Cabernet (meno internet, più Cabernet) il più erboso ed erbaceo.

CANNAVARO
Cannonau. Vino scelto per assonanza, ma non solo. Ho pensato alle statuette nuragiche, ha una forte gradazione unita a una forte personalità. Un vino non facile, che va affrontato col dovuto rispetto.

MATERAZZI
Nero d'Avola. Anche qui ha inciso l'assonanza. E' un vino di carattere deciso che ha rilanciato le quotazioni della Sicilia in bottiglia. Se non ci stai molto attento, ti stende. Come Materazzi, appunto.

GROSSO
Lacrima di Morro d'Alba. Vino rosso marchigiano, purtroppo poco conosciuto, è quello in cui più si sente il profumo di rosa (canina, per l'esattezza). Lo caratterizza l'eleganza fruttata.

CAMORANESI
Malvasia piacentina. Come altri bianchi piacentini (Ortrugo, Trebbiano) tende a perdere briosità quando s'allontana dalla sua zona. Esattamente come Camoranesi quando cerca gloria al centro.

GATTUSO
Primitivo. Non è un aggettivo, ma un vinone del Sud bello, buono e spesso, di quelli che per anni hanno dato forza e colore a quelli più pallidi del Nord e anche ai francesi.Ancora sangue, metaforicamente.

PIRLO
Erbaluce di Caluso. Bianco, naturalmente. Piemontese, poco noto, può essere spumante, fermo o passito. Elegante, aggraziato. E poi, parlando di uno che deve illuminare, potevo farmi sfuggire l'Erbaluce? Overath. Come sappiamo, Pirlo ha seguito un cammino atipico, da trequartista a regista arretrato ma sempre con un buon tiro a rete. Pirlo è più robusto, ma per il resto mi ricorda molto Overath.

PERROTTA
Cacc'e Mmitte. Ovvero, togli e metti. Vedi fare e disfare. E' un rosso pugliese che, in purezza, dà ottimi risultati. Negli anni passati, come molti suoi confratelli, era usato soprattutto come vino da taglio.

TOTTI
Franciacorta rosé. Inevitabile un vino mosso, con la spuma «ch'esce, ricresce, friccica, finisce» per dirla con Trilussa. Ho scelto un rosé da Pinot nero perché Totti è anche corpo, non solo spuma.

TONI
Chianti Classico. Di solo Sangiovese, se possibile. Di quello in cui senti la viola mammola, ma anche l'iris. Vino che può essere ottimo o pessimo, senza vie di mezzo. Come, per i critici, le partite di Toni.

IAQUINTA
Tazzelenghe. E' un rosso friulano che Iaquinta avrà conosciuto, a Udine. Tradotto alla lettera, «attaccalingua». E' un po' rasposo e per questo non piace a tutti. Ma questa ruvidità è anche il suo pregio.

GILARDINO
Lagrein Dunkel. Vino altoatesino non notissimo, ma lo diventerà, come Gilardino. E' un vino elegante, quasi aristocratico. Ma non costoso. E' sferico come un pallone, senza spigoli. Profondo.

DEL PIERO
Cartizze. Nato a San Vendemmiano, Del Piero è astemio. Gli abbino il Cartizze, cioè il top del Prosecco, altro vino col botto, ma senza eccessi.
Delizioso, invitante (glicine, note agrumate) con una venuzza amabile.


LIPPI
Raboso del Piave. Raboso è una derivazione di rabbioso e sta a indicare il carattere difficile di questo rosso veneto. Il Piave poi, in questi giorni ci sta bene comunque: colore tricolore.



Fonte | Repubblica
GIANNI MURA