Sunday, July 02, 2006

Sir, le calza a pennello

Trattasi della via piu' rinomata in tutto il globo come sinonimo di sartoria di massimo livello: SAVILE ROW, una piccola stradina nel cuore del quartiere di Mayfair, al centro di Londra.
La tradizione di Savile Row, vecchia di oltre 200 anni, ha di fronte a se' un futuro incerto a causa di un connubio di affitti troppo alti, dell'aumento di uffici a scapito delle botteghe e, soprattutto, della mancanza di nuovi apprendisti. Non da ultimo, c'e' chi vende delle patacche !

LE ORIGINI
Savile row si trova sul terreno che un tempo faceva parte della tenuta Burlington e deve per l'appunto la sua denominazione alla moglie del Conte di Burlington, Lady Dorothy Savile. Da principio vi si insediarono medici, poi sotto il patronato di Beau Brommel vi fu la svolta. Questo eccentrico dandy, consigliere personale del principe di Galles che poi sali' al trono come Giorgio IV, introdusse per primo il concetto di abito realizzato completamente a mano e su misura. La prima sartoria apri' i battenti nel 1806 e nel 1830 la via era gia' ben conosciuta per le sue sartorie tra cui Anderson&Sheppard e Harry Poole - quest'ultimo poteva annoverare tra i suoi clienti 50 tra monarchi e capi di stato europei nel 1860 !

I CLIENTI
Assiduo frequentatore è the Prince of Wales Charles (cerco di dargli un tono lasciando il nome originale ma.....) i cui doppio petto fanno invidia solo a Pippo Baudo. Sulle orme di Winston Churcill, Fred Astair e Laurence Olivier troviamo attori come Jude Law e Daniel Craig (il prossimo a vestire i panni di James Bond in Casino Royal) oppure musicisti come Eric Clapton o Brian Ferry. Ma non si fanno discriminazioni, uomini d'affari o politici di sorta, basta essere i grado di pagare il conto. Gli abiti vanno da un minimo di 2000 ad un massimo di 5000 £.

MODUS OPERANDI
Senza fare nomi, una spaccatura si è creata all'interno di Savile row. Da una parte ci sono i "tradizionalisti" che offrono capi rigorosamente misurati, tagliati e cuciti a mano da un unico sarto (le macchine da cucire sono usate solo per i lunghi tratti diritti mentre spalle, tasche ed asole sono fatte a mano). Due o tre differenti sedute di prova sono normale consuetudine. Gli abiti vengono prodotti direttamente nel basement alla velocita' di 2 capi a settimana e costano in media 4000 £.
Nettamente contrapposti vi sono i "modernisti" (o pataccari che dir si voglia) che sempre offrono abiti su misura che vengono pero' misurati su di un manichino e prodotti altrove, in fabbriche che possono anche essere in asia. Ovviamente il costo è molto + abbordabile, circa 600 £.

IL FUTURO (incerto)
Due sono i problemi che affliggono il futuro di questo old establishment inglese: il costo degli affitti e la mancanza di nuove leve. Ci sono tuttora molti uffici, al numero 3 la Bulding Societies Association occupa i locali che in tempo ospitarono la Apple Corporation di proprieta' dei Beatles che non solo registrarono nelo studio del seminterrato ma che nel 1969 si esibirono nel loro concerto di addio dal tetto del palazzo. I propretari degli stabili hanno interesse ad affittare a multinazionali con budget + elevati e l'aumento di prezzi degli affitti ha favorito la migrazione delle sartorie verso le strade vicine: la sopra nominata Anderson&Sheppard ha ora sede nella adiacente Old Burlington st.
Come se non bastasse, al danno si aggiunge la beffa: le sartorie che un tempo contavano fino a 20 apprendisti (non esiste una scuola) ora si ritengono fortunati ad averne 2-3. Tra 10-15 anni le mani + anziane, ora sessantenni-settantenni, non ci saranno + e manchera' chi prendera' il loro posto. Il salario e' tuttaltro che da fame: un sarto di talento puo' guadagnare fino a 1000 £ alla settimana. Quello che manca è la voglia e la pazienza di imparare un mestiere, di investire 4-5 anni in un apprendistato rigoroso. I giovani vogliono tutto e subito e vedono come punto d'arrivo stilisti famosi come Alexander McQueen.......senza sapere che proprio il loro idolo è stato un apprendista di Anderson&Sheppard !!!

Parafrasando uno degli addetti ai lavori:"Chi compra a Savile Row, compra un pezzo di storia"

Regards from London
UJ

(adattato da The Independent del 12 giugno 2006)

1 Comments:

At 3/7/06 10:15 am, Blogger StarPitti said...

Bello, non a lieto fine purtroppo.

Hanno praticamente lo stesso problema che abbiamo noi su molti prodotti artigianali che non vengono protetti adeguatemente. Capisco che i costi siano proibitivi per molti e che quindi alla massa interessa poco, certo è che, perdere tradizione per un affitto mi sembra squallido.

Non mancherò di fare un giretto a SAVILE quando ricapiterò a Londra.

;-)

ps: vado senza carta antrimenti ci lascio il conto corrente.... ma che voglia di un bel principe di Galles, comprato poi a Londra e fatto a mano. Roba da cagarsi addosso.....

 

Post a Comment

<< Home