Monday, November 13, 2006

I Barbari di Baricco

"Una innovazione tecnologica che rompe i privilegi di una casta, aprendo la possibilità di un gesto a una popolazione nuova."

Questo è quello che accade quando uno scrittore dei nostri tempi esprime, attraverso una rubrica settimanale on-line, il proprio pensiero su aspetti della nuova vita quotidiana, regalandoci un saggio sugli stravolgimenti culturali degli ultimi 10 anni. Da non addetto ai lavori, lo fa in maniera affascinante, ci fa capire come uno strumento innovativo può allargare verso l'infinito la conoscenza che deriva dalla pura curiosità e sete di sapere. La sua analisi, semplice e netta, quasi da risultare banale per alcuni, mi colpisce perchè “racconta” di internet e dei suoi protagonisti, condivisibili vettori del sapere umano. Mi ritrovo leggendo, come sfogliando Cappuccetto Rosso, la favola dei fondatori di Google e ripercorro gli anni degli smanettamenti nelle lunghe notti studentesche. A distanza di tanti anni ne traggo ancora beneficio. Il Saggio in 30 capitoli, pubblicati di settimana in settimana, usciranno in edizione cartacea (editore Fandango) il 20 novembre 2006. Sono tutt’ora disponibili on-line, cliccate sul link…. anzi no, cercatevelo. E' lungo per essere un post, ma ne vale la pena.
Google è un motore di ricerca. Il più famoso, amato, e usato motore di ricerca del mondo. Un motore di ricerca è uno strumento inventato per orientarvi nel mare dei siti web. Voi scrivete cosa vi interessa ("lasagne") e lui vi dà la lista di tutti, dico tutti i siti in cui si parla di lasagne (3 milioni 36° mila, per la cronaca). Oggi, sul pianeta terra, se un umano accende un computer, nel 95% dei casi lo fa per effettuare una di queste due operazioni: scambiare mail e consultare un motore di ricerca (così, en passant, annoto che una volta su quattro, quando un umano mette una parola in un motore di ricerca, quella parola ha a che fare con sesso e pornografia. Che allegroni!). Va detto che non è sempre stato così. Per quella singolare forma di miopia che contraddistingue lo sguardo di tutti i profeti che ci azzeccano, i primi padroni del web intuirono che ci saremmo fatti di mail, ma esclusero che saremmo andati ad usare quella roba senza senso che era un motore di ricerca. Credo che avessero in mente il famoso ago nel pagliaio: non aveva senso cercare le cose in quel modo. Quello a cui credevano erano i portali: una delle idee che ha fatto perdere più soldi negli ultimi dieci anni. Credevano cioè che tutti ci saremmo cercati un nostro fornitore di fiducia e a lui avremmo chiesto tutto: previsioni meteo, foto di Letizia Casta nuda, news, musica, film e naturalmente anche la ricetta delle lasagne. Saremmo cioè entrati nell'immenso oceano del web, scegliendo una porta particolare, a noi congeniale, che poi ci avrebbe indirizzato. Il portale, appunto. Oggi, pare, quasi nessuno si sogna di fare così. Non ci siamo cascati! (Spiegatemi perché dovrei farmi dire che tempo fa domani da Virgilio quando posso andare direttamente in un sito Meteo, senza dovermi sorbire tutta quell'altra paccottiglia: così abbiamo più o meno pensato). Insomma, non ci credevano: e mentre spendevano cifre da capogiro per i portali, i motori di ricerca languivano, facendo acqua da tutte le parti, e aspettando il momento di sparire.

Quel che successe poi, fu che un paio di studenti cazzoni dell'Università di Stanford, stufi di usare Altavista perdendo il propio tempo, pensarono che era giunta l'ora di inventare un motore di ricerca come dio comanda. Andarono dal loro professore e gli dissero che quella sarebbe stata la loro ricerca di dottorato. Molto interessante, disse lui, poi dovette aggiungere una cosa tipo E adesso a parte gli scherzi ditemi cosa avete in mente di fare. Non gli sfuggiva che per programmare un motore di ricerca bisognava, innanzitutto, scaricare l'intero web su un computer. Se non hai un mazzo di carte in mano, un mazzo con tutte le carte, non puoi inventare un gioco di bravura con cui trovarne una. Nel caso specifico si trattava di scaricare qualcosa come 300 milioni di pagine web. Ma in effetti non si sapeva nemmeno con esattezza fino a dove si spingesse il grande oceano, e tutti sapevano che ogni giorno disegnava spiagge nuove. Al prof dovette apparire chiaro che quei due gli stavano proponendo di circumnavigare il globo su una vasca da bagno. La vasca da bagno era il computer assemblato che tenevano in garage.

Io me lo vedo che si lascia andare contro lo schienale e allungando le gambe chiede con un sorrisetto da barone: Intendete per caso scaricare l'intero web?
Lo stiamo già facendo, risposero loro.
Applausi.
...
I DUE RAGAZZI americani che, contro ogni buon senso, stavano scaricando nel loro garage l'intero web si chiamavano Larry Page e Sergey Brin. Ai tempi avevano 23 anni. Facevano parte della prima generazione cresciuta tra i computer: gente che già alle elementari viveva con una mano sola perché l'altra era avvitata sul mouse. In più venivano entrambi da famiglie di insegnanti o ricercatori informatici. In più studiavano alla Silicon Valley. In più avevano due cervelli micidiali (nel senso di uno a testa, si intende). Adesso noi siamo colpiti dal fatto che poi, in cinque anni, i due siano riusciti a guadagnare qualcosa come 20 milioni di dollari: ma è importante capire che, all'inizio, non erano i soldi quello che cercavano.

Quel che avevano in mente era un obiettivo tanto candidamente folle quanto semplicemente filantropico: rendere accessibile tutto il sapere del mondo: accessibile a chiunque, in modo facile, veloce e gratuito. Il bello è che ci sono riusciti. La loro creatura, Google, è di fatto quel che di più simile all'invenzione della stampa ci sia stato dato di vivere. Quei due sono gli unici Gutenberg venuti dopo Gutenberg. Non la sparo grossa: è importante che capiate che è vero, profondamente vero. Oggi, usando Google, ci vuole una manciata di secondi e una decina di click perché un umano dotato di comuter acceda a qualsiasi insenatura del sapere. Sapete quante volte gli abitanti del pianeta Terra faranno quell'operazione oggi, proprio oggi? Un miliardo di volte. Più o meno centomila ricerche al secondo. Avete in mente cosa significa? Percepite l'immane senso di "liberi tutti", e sentite le urla apocalittiche dei sacerdoti che si vedono scavalcati e improvvisamente inutili?
Lo so, l'obbiezione è: quel che sta in rete, per quanto enorme sia la rete, non è il sapere.
...
Dico questo per spiegare che se qui parliamo di Google non stiamo parlando di una robetta curiosa o di una esperienza come un'altra, tipo il vino o il calcio. Google non ha nemmeno dieci anni di vita, ed è già nel cuore della nostra civiltà: se tu lo spii non stai visitando un villaggio saccheggiato dai barbari: sei nel loro accampamento, nella loro capitale, nel palazzo imperiale. Mi spiego? È da 'ste parti che, se c'è un segreto, tu puoi trovarlo.

Così diventa importante capire cosa, esattamente, fecero quei due che nessuno prima aveva immaginato. La risposta giusta sarebbe: molte cose. Ma è una, in particolare, quella che, per questo libro, sembra rivelativa. Provo a spiegarla. Per quanto possa sembrare strano, il vero problema, se vuoi inventare un motore di ricerca perfetto, non è tanto quello di dover scaricare un database di 13 miliardi di pagine web (tante sono, oggi). In fondo, se stipi migliaia di computer in un hangar e sei uno nato con Windows, ce la puoi fare serenamente. Il vero problema è un altro: una volta che hai isolato in mezzo a quell'oceano i tre milioni e passa di pagine web dove compare la parola lasagne, come fai a metterle in un qualsiasi ordine che faciliti la ricerca? È chiaro che se le sbatti lì, a caso, tutto il tuo lavoro è vano: sarebbe come far entrare un poveretto in una biblioteca in cui ci sono tre milioni di volumi (sulle lasagne) e poi dirgli: arrangiati un po' tu. Se non risolvi quel problema, il sapere rimane inaccessibile, e i motori di ricerca, inutili.
Quando Brin e Page iniziarono a cercare una soluzione, avevano chiaro in mente che gli altri, quelli che già ci stavano provando, erano lontani dall'averla trovata. In genere, lavoravano sulla base di un principio molto logico, anzi troppo logico, e, a pensarci adesso, tipicamente pre-barbaro, quindi antico. In pratica si fidavano delle ripetizioni. Più volte compariva in una pagina la parola richiesta, più quella pagina saliva nelle prime posizioni. Concettualmente, è una soluzione che rinvia a un modo di pensare classico: il sapere è dove lo studio è più approfondito e articolato. Se uno ha scritto un saggio sulla lasagna, è probabile che il termine lasagna ricorra molte volte, e quindi è lì che il ricercatore viene spedito. Naturalmente, oltre ad essere obsoleto, il sistema faceva acqua da tutte le parti. Un saggio scemo sulla lasagna, in quel modo, figurava molto prima di una semplice, ma utile, ricetta. Inoltre, come potevi difenderti dal sito personale del signor Mario Lasagna? Era un inferno. Ad Alta Vista (il motore di ricerca migliore, ai tempi) reagirono con una mossa che la dice lunga sul carattere conservatore di quelle prime soluzioni: pensarono di attivare degli editor che si studiassero i tre milioni di pagine sulle lasagne, e poi le mettessero in ordine di rilevanza. Anche un bambino avrebbe capito che non poteva funzionare. Però ci provarono, e per noi questo segna un'importante pietra miliare: è l'ultimo disperato tentativo di affidare all'intelligenza e alla cultura un giudizio sulla rilevanza dei luoghi del sapere. Da lì in poi, sarebbe stato tutto diverso. Da lì in poi, c'erano le terre dei barbari.


5 Comments:

At 14/11/06 8:47 pm, Blogger StarPitti said...

Peccato:
Eurostat ha reso noti gli ultimi dati riguardanti la penetrazione del web nella Comunità Europea. Il periodo di riferimento è stato il primo trimestre del 2006, e quindi il confronto è stato fatto con lo stesso periodo del 2005. Ebbene, rispetto all'anno scorso gli accessi al Web sono passati dal 48% al 52%. L'Olanda è certamente il paese con il miglior rapporto accessi/famiglie grazie ad uno share dell'80%. Seguono Gran Bretagna (63%), Germania (67%), Italia (40%), Francia (40%) e Spagna (39%).

Insomma, l'Italia sembra essere ancora piuttosto indietro e, nel segmento imprese, non supera il 93%, quando la media europea si staglia sul 94%. In Finlandia, poi, lo share è del 99%.

Purtroppo il dato più negativo riguarda le tipologie di connessioni utilizzate. In Italia solo il 16% delle abitazioni adopera l'ADSL, contro una media europea del 32%. Se poi si considera la regolarità di accesso si scopre che solo il 31% ha un utilizzo regolare, a fronte, ad esempio, dell'80% registrato in Svezia. I giovani italiani con età compresa fra i 16 e i 24 anni che navigano online quotidianamente sono solo il 55%, contro una media europea del 73%.

 
At 15/11/06 6:13 pm, Blogger Black Paul said...

Non facciamone una questione di numeri.. dopo tutto non è così importante che un ragazzino di 16 anni usi ogni giorno un computer connesso ad internet.. l'importante è che, se lo fa, cosa cerca?! Dato che Baricco illustra internet come una grande camera dei segreti (segreti indicizzati da google) e di sapere (non totale).. io mi chiedo cosa un 16 vada a cercare. Qual'è il segreto da svelare quel dato giorno.. o la cosa da imparare l'altro dato giorno.. (o le xexxe da vedere oggi)?
Io mi sono avvicinato ad un uso di internet che esula dall'amatoriale inteso come semplice fruitore.. ed in qualche modo sono passato dall'altra parte: uno di quelle centinaia di migliaia di persone che ogni giorno "creano segreti" sul web.. ed è bellissimo. Poi si sente in continuazione la "lamentela" come quella fatta dal Don *Pitti che in Italia non si ha una distribuzione capillare del "nuovo" mezzo.. in opposizione ci si scontra con il luogo comune (sempre più vero) che le generazioni cresciute a pane e nutella sono meglio della generazione cresciuta a TV e/o INTERNET.. è solo un luogo comune?!
Cosa è successo dopo i nuovi Gutenberg?!!??! e cosa ci sarà dopo questo..

 
At 16/11/06 4:34 pm, Blogger StarPitti said...

Io non mi lamento mica, dico solo PECCATO, peccato per chi non lo utilizza, peccato per chi lo utilizza male. Ogni strumento, informatico o no, può essere usato in malo modo. La diversificazione che ne fai a priori, per me è superflua. Anche la Treccani contiene segreti, ha contenuto controllato e verificato certo, però è uno strumento anacronistico per i giorni nostri. Rimane un vezzo consultarla, come girare con una Fulvia del '67, bello ma certo non comodo. Internet invece, che non contiene contenuti verificati ed è sicuramente pericoloso è una necessità, per la velocita di condivisione del sapere. Tu che usi al meglio la rete, avrai la possibilità di insegnare a tuo figlio sedicenne come usarla in futuro. Così come tuo padre ti ha insegnato a cercate nel dizionario quando imparavi a leggere; di certo non ti ha detto che sono classificate anche le parolaccie e che fanno parte della lingua italiana, lo hai scoperto da solo. Così è internet! Baricco analizza l'apporto positivo. Se qualcuno si sente di scrivere un saggio per analizzare quello che di negativo esiste, credo comunque che il bilancio sarà in netto attivo.

Saluti, da uno che ha ormai più di 12 anni di navigazione ininterrotta sul groppone... e guarda come son cresciuto bene!

*piTTi

 
At 16/11/06 6:57 pm, Blogger Black Paul said...

Ne facevo un discorso di curiosità.. non di comodità. Bello però il parallelismo dei modi di apprendere, o meglio, dei canali del sapere.L'obsoleto "vocabolario": nel volcabolario le "" non ci sono ma dovresti capire che quando ci sono.. la citazione è bonaria/impropria.. o devo usare i tag quando parlo con te?

 
At 16/11/06 8:07 pm, Blogger StarPitti said...

Fortunatamente siamo a cavallo dei 2 mondi. Abbiamo appreso alla vecchia maniera, ma usiamo "propriamente" strumenti nuovi. Noi saremo quelli che, colti da senilità precoce, ricorderemo i vecchi tempi, cavalcando il nuovo.... di fronte a un buon bicchiere di vino.

^^

 

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