Poche pugnette: questa è la priorità!

E' tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento non più procrastinabile dei modelli di produzione e di consumo. E' da come costruiamo oggi le città e prima ancora le case, da come affrontiamo la pianificazione energetica, da come tuteliamo la biodiversità, da come educhiamo i nostri figli che dipende il nostro e il loro futuro. Da un lato, il LIVING PLANET INDEX ci dice che nei 33 anni presi in considerazione le specie terrestri si sono ridotti del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quelle marine del 27%; dall'altro l'indice dell'IMPRONTA ECOLOGICA, che misura la domanda in termini di consumo di risorse naturale da parte dell'uomo, indica che il peso dell'impatto dell'uomo è triplicato dal 1961 al 2003. Per fare un esempio, il nostro contributo di CO2 immessi in atmosfera è cresciuto di nove volte nel periodo considerato.
L'Italia ha un'impronta ecologica di 4,2 ettari globali pro capite contro una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite (deficit di 3,1 di ettari globali). I paesi con oltre un milione di abitanti con l'impronta ecologica più ampia sono gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti, la Finlandia, Il Canada, il Kuwait, l'Australia, l'Estonia, la Svezia, la Nuova Zelanda, e la Norvegia. La Cina si pone a metà classifica mondiale, al 69mo posto, ma la sua crescita economica (del 10,2% nel 2005) e lo scarso interesse mostrato nei confronti delle problematiche ambientali giochernno un ruolo fondamentale nell'uso sostenibile delle risorse globali.
Siamo tutti consapevoli che i cambiamenti necessari per ridurre l'impatto del sistema Uomo sul sistema Naturale non saranno facili, ma si basano su straordinarie qualità umane, sulla capacità di innovazione, di adattamento e sulla capacità di reagire alle sfide.
Non fra 50 anni, neppure fra dieci, ma ORA, prima che sia troppo tardi.
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[attualità]
3 Comments:
Bel post, Buridone! Pensi che se noi esseri umani non fossimo così idioti da procastinare un problema di una simile gravità, ci troveremmo in tale situazione? L'ambiente soffre perchè noi siamo idioti ed, in quanto tali, incapaci di renderci conto della nostra idiozia. In sostanza, la vedo piuttosto grigia... La vedo un po' come la storia dei politici, delle tasse e dei sacrifici: voi dovete fare più sacrifici, così noi avremo più soldi da far sparire. La logica ambientale è la stessa: voi risparmiate le risorse, così ne potremo abusare noi. Il problema è che le conseguenze di un simile ragionamento ormai le possiamo misurare con il termometro!
Come ben sapete adoro il mare, bene, vi posso garantire che ogni hanno è sempre più difficile trovare acqua trasparente e cristallina. Se fati un giro in barca vedrete di tutto galleggiare sul mare. Sott'acqua la micillaggine la fa da padrona, e questo non è solo che il primo passo verso l'atrofizzazione. Soffoca tutte le piante e di cosa si nutriranno i nostri gli esseri marini?
Un esempio che la dice tutta, al supermercato a Monselice, nel reparto verdure, ho trovato il seguente cartello "Non è educazione attaccare gli scontrini della pesatura sul piatto della bilancia"
Direi che questo è il termometro di quello che noi definiamo civiltà.
A capodanno sono stato a Hong Kong. Citta stupenda, e forse simbolo del consumismi, ovunque però si trovano bidoni per i rifiuti e per la raccolta differenziata.
ALTRO ESEMPIO?
A Ferrara, causa irrespirabilità dell'aria da polveri sottili (ma naturalmente la P.A. si guarda bene dal considerare concausa tutt'altro che marginale di detta irrespirabilità quelle ciminiere del polo chimico che buttano nell'aria dio solo sa cosa...ma questo è un'altra faccia dello stesso discorso!), da qualche settimana e fino a fine marzo vigono i cosiddetti giovedì ecologici (ahahahah), nel senso del blocco della circolazione senza interruzioni. Personalmente uso pochissimo la macchina, posso farne a meno e cerco di farne a meno; pur avendo una macchina euro 4 la uso solo lo stretto indispensabile. Voi non avete idea della quantità di gente (soprattutto gentili signore che al più usano la macchina per andare in piscina o per fare la spesa, come se non esistessero altri 5 giorni lavorativi alla settimana) che , al di là delle più o meno giustificate lamentele per la intollerabile "limitazione della loro libertà", non rispetta il divieto, addirittura vantandosene. Come se non riguardasse anche loro il dovere di contribuire, con un piccolo sforzo, una piccola rinuncia, al rallentamento di una situzione ormai intollerabile...
Non stiamo messi bene per niente...
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