Wednesday, December 28, 2005

La Dolce Crisi

Lorenzo Scotto di Luzio
La dolce crisi, un bel ossimoro per titolo.
A testimonianza della contrapposizione tra la superficialità dolcificata dell’Italia diabetica di oggi e lo stato di perenne limbo in cui vive nel mondo dell’arte da più di un secolo la sua forma meno aulica: la fotografia.
Villa Manin - Passairano (UD)

Cosicché, se uno di questi giorni vorreste farvi sorprendere dalla sagoma imponente di Villa Manin giungendo da quel di Codroipo e scoprirci dentro uno spazio espositivo degno di nota, potreste anche visitarla questa mostra.
Ci troverete tra gli altri i ritratti spietati di morte violenta di Letizia Battaglia, l’antologia di Beirut città abbattuta di Gabriele Basilico, gli spazi massificati di Massimo Vitali.
Un plauso all’organizzazione. Per una volta l’ingresso è gratuito.

Dimenticavo, uscendo potrebbe esservi necessario placare la bestia che è in voi.
Girate torno torno il colonnato della villa e infilatevi in Cà dei Angeli.
Ad attendervi ci sarà risotto con salsiccia e fagiolini verdi, salsiccia brasata al Tocai con polenta e Montasio, baccalà alla vicentina (anche se siamo in Friuli).
All’oste che vi serve incoraggiandovi a mangiare battendovi sulla spalla non osate chiedere della presenza in cantina di improbabili etichette della scuriona e lasciatevi convincere dalla dignità del suo cabernet sfuso.
E dalla frase stampata sul trave d’ingresso:
Se bevi vino morrai. Se non bevi vino morrai lo stesso. Quindi bevilo.

2 Comments:

At 28/12/05 6:13 pm, Blogger Buridone said...

Alla pacca sulla spalla cachemirata da parte dell'oste (donna, denti sostenuti da grandi impalcature, ma questo è irrilevante...) ho temuto il rovesciamento del tavolo condito dalla frase "lei non sa chi sono io"...
E invece niente. Era scivolato lento e silenzioso nella parte dell'avventore qualsiasi(?)...

P.s. Menù a parte, degno di nota è il lavoro di Vincenzo Castella, che allarga l'occhio su paesaggi urbani tra il crudo e l'irreale, una sorta di rielaborazione intimistica che parte dal formalismo dei Becher: lo sguardo scivola dal primo piano di immensi edifici ripresi dall'alto verso periferie oniriche i cui colori si sciolgono in un grigio che sembra a tratti ritoccato.

 
At 29/12/05 12:33 am, Blogger StarPitti said...

Il connubio perfetto dei piaceri della vita; saziare lo spirito ... per poi saziare lo stomaco.

In vino veritas! (penso che non importi poi tanto quale sia vino, quello che conta il più delle volte è con chi)

ps: perdonerete lo sfoggio del latino anche se ho fatto l'ITIS...?

 

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