Tuesday, January 31, 2006

ALCUNI PERCHE' SULLA VITTORIA DI HAMAS

Perché la maggioranza del popolo palestinese ha scelto di affidare il futuro della sua gente, del suo (?) territorio e del raggiungimento se non della pace almeno di un accordo con Israele al gruppo armato Hamas, artefice dei numerosi e sanguinari atti terroristici - a danno soprattutto di civili - degli ultimi anni? E perché in quella maggioranza ci sono anche, se non soprattutto, moderati e persone che agognano la pace tanto quanto buona parte del resto del mondo?

Uno dei motivi è senz’altro la perdita di fiducia in Abu Mazen, successore di Arafat, per nulla considerato anzi screditato dal governo israeliano, ossia da Sharon. Infatti, a fronte della decisione unilaterale di sgomberare la striscia di Gaza dai coloni israeliani, continuano ininterrotti, nonostante gli accordi della Road Map, gli ampliamenti in molte colonie della Cisgiordania. Così come continuano gli interventi quotidiani volti a rendere difficile se non impossibile la vita sociale e commerciale dei palestinesi: posti di blocco, orari strettissimi di apertura ai varchi nel famigerato muro, merci che marciscono alla frontiera, vessazioni verbali dei soldati israeliani incaricati dei controlli. Proseguono le provocazioni dei coloni contro le proprietà palestinesi (centinaia di alberi d’ulivo tagliati alla radice, senza che a ciò sia mai seguito un arresto, una multa, un processo).
Abu Mazen, flebile voce nel vento, ha perso, se mai ne aveva avuta, la credibilità presso il suo stesso popolo. A lui Sharon chiedeva il disarmo di Hamas e la garanzia della cessazione degli attentati: ma come avrebbe potuto riuscirci l’esigua e sbrindellata polizia palestinese là dove avevano fallito l’esercito israeliano e lo Shin Beth con la rete di spie e informatori, con le corazzate e i razzi? In aggiunta, come se non bastasse, i vertici di Al Fatah hanno dato negli ultimi tempi sfoggio di un uso arbitrario e volgare del loro potere e del denaro pubblico (per la precisione della comunità internazionale: cinque miliardi di dollari in cinque anni, la più grande somma pro capite mai concessa ad un’entità politica dopo la seconda guerra mondiale), aumentandosi lo stipendio, acquistando ville da favola e limousine.
Così si è arrivati al disfacimento del movimento nazionale palestinese e alla vittoria di una delle più grandi fucine di kamikaze dell’Oriente.


Pubblico di seguito la conclusione di un articolo di David Grossman, scrittore israeliano, tradotto e pubblicato da La Repubblica il 28.01.2006 sulla sconcertante ma non inspiegabile vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi della scorsa settimana.

“In qualità di israeliano, cittadino di uno stato che ha creato Hamas e ne ha persino incoraggiato l’ascesa negli anni 80 perché bilanciasse il potere di Al Fatah, che ha oppresso i palestinesi per quattro decenni e li ha portati allo stato di terribile disperazione in cui si trovano oggi, non penso di avere il diritto di giudicare le loro scelte, di condannarli per essersi fatti adescare da Hamas e dalle lusinghe della violenza e del fanatismo. Posso però, insieme a molti altri palestinesi e israeliani, esprimere dolore e rabbia per il fatto che ancora una volta questo conflitto infinito fosse vicino a una soluzione ma l’estremismo, il fanatismo e la scelta di ignorare completamente ciò che avviene nella terra e nell’animo del nemico – sia esso palestinese o israeliano – lo abbiano fatto precipitare in una situazione che appare ora senza uscita e nella quale, probabilmente, saremo condannati a rivivere i nostri timori più profondi, i peggiori pregiudizi e l’odio verso l’altro, che diventa più forte quanto più la soluzione si allontana”.

Per approfondimenti vedi DIARIO di La Repubblica, in edicola oggi, o nell’omonima sezione sul sito www.repubblica.it


1 Comments:

At 1/2/06 11:10 pm, Blogger StarPitti said...

Ma guarda queste donne come sono produttive e stimolanti. Discorsi difficili di attualità ma che hanno radici profonde e nascono lontano....sostenuti, come dice Grossman, dall'odio, dall'intollaranza e dall'arroganza dell'uomo che si sente padrone di vite e di territori.

La risposta alla violenza è violenta. Sarà questa la linea di Hamas?

;-*

 

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