ALCUNI PERCHE' SULLA VITTORIA DI HAMAS
Uno dei motivi è senz’altro la perdita di fiducia in Abu Mazen, successore di Arafat, per nulla considerato anzi screditato dal governo israeliano, ossia da Sharon. Infatti, a fronte della decisione unilaterale di sgomberare la striscia di Gaza dai coloni israeliani, continuano ininterrotti, nonostante gli accordi della Road Map, gli ampliamenti in molte colonie della Cisgiordania. Così come continuano gli interventi quotidiani volti a rendere difficile se non impossibile la vita sociale e commerciale dei palestinesi: posti di blocco, orari strettissimi di apertura ai varchi nel famigerato muro, merci che marciscono alla frontiera, vessazioni verbali dei soldati israeliani incaricati dei controlli. Proseguono le provocazioni dei coloni contro le proprietà palestinesi (centinaia di alberi d’ulivo tagliati alla radice, senza che a ciò sia mai seguito un arresto, una multa, un processo).
Così si è arrivati al disfacimento del movimento nazionale palestinese e alla vittoria di una delle più grandi fucine di kamikaze dell’Oriente.

“In qualità di israeliano, cittadino di uno stato che ha creato Hamas e ne ha persino incoraggiato l’ascesa negli anni 80 perché bilanciasse il potere di Al Fatah, che ha oppresso i palestinesi per quattro decenni e li ha portati allo stato di terribile disperazione in cui si trovano oggi, non penso di avere il diritto di giudicare le loro scelte, di condannarli per essersi fatti adescare da Hamas e dalle lusinghe della violenza e del fanatismo. Posso però, insieme a molti altri palestinesi e israeliani, esprimere dolore e rabbia per il fatto che ancora una volta questo conflitto infinito fosse vicino a una soluzione ma l’estremismo, il fanatismo e la scelta di ignorare completamente ciò che avviene nella terra e nell’animo del nemico – sia esso palestinese o israeliano – lo abbiano fatto precipitare in una situazione che appare ora senza uscita e nella quale, probabilmente, saremo condannati a rivivere i nostri timori più profondi, i peggiori pregiudizi e l’odio verso l’altro, che diventa più forte quanto più la soluzione si allontana”.
Per approfondimenti vedi DIARIO di La Repubblica, in edicola oggi, o nell’omonima sezione sul sito www.repubblica.it
[attualità]
1 Comments:
Ma guarda queste donne come sono produttive e stimolanti. Discorsi difficili di attualità ma che hanno radici profonde e nascono lontano....sostenuti, come dice Grossman, dall'odio, dall'intollaranza e dall'arroganza dell'uomo che si sente padrone di vite e di territori.
La risposta alla violenza è violenta. Sarà questa la linea di Hamas?
;-*
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