L'arte è sempre quella
L'arte di perdere s'impara presto;
tante le cose col segreto intento
di andare perse, che non è un disastro.
Perdi una cosa al giorno. Con malestro
accetta chiavi perse, un'ora al vento.
L'arte di perdere s'impara presto.
Perdi di più, più in fretta; al peggio apprestati:
luoghi e nomi e dov'è che avevi in mente
di recarti. Non sarà mai un disastro.
L'orologio di mamma ho perso; e questa!
che è l'ultima di tre case nel niente.
L'arte di perdere s'impara presto.
Ho perso due città, belle. E, più vasti,
altri regni, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è poi un disastro.
Anche perdere te (la voce, il gesto
amato) non mi smentirà. E' evidente:
l'arte di perdere fin troppo presto
s'impara, e sembra (scrivilo!) un disastro.
Elizabeth Bishop - da Miracolo a colazione, Adelphi
(per Nicola, che ci visita ogni tanto, e per Anna, che ho l'impressione sappia di cosa stiamo parlando)
2 Comments:
io credo che tutto stia in quel SEMBRA dell'ultimo verso.
è senz'altro un memento, un invito a prepararsi a ciò che è inevitabile. è una preparazione lunga una vita, giusto il tempo di imparare e poi a perderti sei tu.
ma c'è sempre qualcosa (appunto un colore che sbuca inaspettato, un suono sottofondo, un profumo che sorprende), per i più fortunati qualcuno, che ti offre una scusa per non credere che sia tutto perduto.
sembra un disastro.
ma non lo è.
io che sono ancora in tempo
sarei meno ossessionata
dall'ordine.
dalla pulizia.
dall'allineamento dei quadri alla parete e dei libri sulla scrivania.
dalla stiratura di colletti e polsini.
dalle formiche in cucina.
dall'abbinamento scarpe borsa.
dal non riuscire a dire di no.
buon viaggio nadine.
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