29/11/2008: 3° compleanno del Diario
Quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre ad una persona cara. Forse proprio perchè la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire. Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici...
Da oggi scaricabile in iù di 100 paesi il nuovo web browser di casa Google, opensource e ampiamente customizzabile.
A pochi giorni dall'uscita dell'ultimo aggiornamento di Internet Explorer, Google ha dato il via libera al suo browser gratuito. Si chiama Google Chrome è un prodotto "open source" ed è scaricabile da oggi in più di 100 paesi. Secondo Google, Chrome è più veloce e sicuro degli altri browser. Per ora è disponibile solo una versione compatibile con Windows. In arrivo versioni per i Mac e Linux.
L'annuncio del nuovo prodotto del colosso di Mountain View era stato dato il primo settembre che negli Stati Uniti è il giorno "della festa del lavoro". Nella home page del più diffuso motore di ricerca al mondo era comparso un fumetto che spiegava nel dettaglio le potenzialità del browser in uscita, che dovrebbe consentire una più rapida e veloce navigazione su Internet. Solo dopo la società ha ufficializzato il lancio del nuovo programma, che include anche un sistema che consente di non lasciar traccia della propia navigazione in rete.
Sebbene Google abbia già in passato messo in circolazione prodotti (soprattutto applicazioni web) che la collocavano in competizione con Microsoft, Chrome rappresenta il primo tentativo di sottrarre fette di mercato consistenti alla corporation fondata da Bill Gates, proprio colpendo il leader dei browser. Anche la scelta di fare uscire il proprio prodotto una settimana dopo la versione "prova" di Internet Explorer 8, che tra l'altro contiene lo stesso sistema di navigazione "non tracciabile", non sembra casuale.
Con il lancio di Chrome Google fa concorrenza anche alla Mozilla Foundation, il cui browser Firefox ha un certo successo legato anche al fatto che il prodotto Red Hat è distribuito gratuitamente. La Apple e il suo Safari possono tirare un sospiro di sollievo, almeno per ora.
Premesso che la sola tripletta conclusiva, composta da Brothers in Arms, So far Away e Going Home (quest'ultima la mia canzone di sempre), valeva da sola il prezzo del biglietto, tutto il resto “è grasso che cola”. La scaletta conteneva in tutto 18 pezzi, molti dei quali riarrangiati e tra cui spiccavano Sailing to Philadelphia, Cannibals, What it is, True Love Will Never Fade, Why Aye Man, Romeo and Juliet (quasi dovuta....Verona non è poi così lontana), Sultans of Swing e Telegraph Road, quest’ultima suonata ai livelli magistrali di Alchemy, che non è certo poco.
Di sicuro, un occhio di riguardo alla qualità a scapito della quantità: ma la mancanza di “classici” quali Money for Nothing e Walk of life è, a mio avviso, quasi passata in secondo piano.
Gli estetismi di tutta la band, tra cui spiccavano due veterani dei bei tempi che furono (il batterista Danny Cummings e il poliedrico Guy Fletcher) hanno fatto da solida base per le sonorità di Knopfler, capace di regalare come al solito un sound preciso e pulito. Ha cominciato alle 21 spaccate, tradendo l'impazienza di un ragazzino e regalando quasi 2 ore non-stop di poesia.
Impressionanti le performance al violino di John McCusker, un mostro più che un musicista.
Due le chicche degne di nota: prima dell’inizio del concerto, la fender biancorossa faceva bella mostra sul palco, illuminata da una luce quasi eterea: la serata cominciava sotto i migliori auspici. Infatti, verso la fine del concerto, il supporto circolare delle luci si solleva e si inclina, passando da orizzontale a verticale (un pò in stile Pink Floyd a dire il vero) e rivelando il motivo centrale della metallica e sempiterna National Style O, la scenografia perfetta su cui proiettare colorati giochi di luce, mentre Mark Knopfler si divertiva ad abbagliare il pubblico utilizzando la chitarra come uno specchio.