Saturday, March 31, 2007

IL PROFILO DEI CEO ITALIANI

Visto che l'argomento è caldo ho pensato di pubblicare l'articolo di Iolanda Barera apparso sul Corriere della Sera

Laurea in economia, superspecializzazione, esperienza all'estero, capello bianco? Non sono necessari per impugnare il timone delle large cap italiane. Tanto meno è indispensabile il prestigio di un'università privata. Una nostra ricerca sui curricula dei vertici delle 40 società dell'S&P/Mib, l'indice dei principali titoli quotati a Piazza Affari, sfata molti miti sul dna del top manager «nostrano». A cominciare dal punto di partenza, la formazione. Ovviamente dottori in economia e ingegneri fanno la parte del leone, ma un quarto degli amministratori delegati/ceo presi in considerazione proviene da altre facoltà. Anche umanistiche: Ugo Ruffolo, di Alleanza assicurazioni, è laureato in lettere. Altra «sorpresa», la scelta dell'ateneo: la maggior parte dei ceo delle aziende nel paniere dell'S&P/Mib ha studiato in un'università pubblica. Come dicono gli esperti, l'importante è che il percorso sia adeguato alle esigenze del mercato.

POCHI MASTER — Ma, stando ai risultati della nostra indagine, cade anche un'altra certezza: la necessità della specializzazione. Se il numero uno di Banca Intesa, Corrado Passera, può vantare un Mba alla Wharton School of finance di Philadelphia, Paolo Scaroni di Eni ha «sviluppato» le sue conoscenze alla Columbia University e Sergio Marchionne di Fiat all'University of Windsor del Canada, in generale i master conseguiti all'estero o in Italia sono rari tra le eccellenze del mondo economico. Come spiega Giovanna Brambilla, amministratore delegato della società di ricerca manager e specialisti Value Search Finance, «venticinque anni fa, quando questi signori si sono laureati, certi corsi non erano diffusi come adesso». Ma, soprattutto, non tutti gli esperti concordano che l'Mba sia un elemento discriminante, in particolare per raggiungere il top assoluto di un'azienda ad «alto peso netto». «C'è un ritorno all'esperienza vissuta più che a quella teorica», sottolinea l'amministratore delegato di Eric Salmon & Partners, Massimo Milletti. «E, potendo scegliere, oggi la prospettiva di un job interessante dopo la laurea è da prendere al volo. Perché è un passo davvero importante per la carriera entrare in realtà molto dinamiche e formative come possono essere, per esempio, Luxottica, la nuova Fiat, Eni, Unicredito o Banca Intesa». Certo è che, comunque, nel portafoglio di un manager top level, oltre a formazione e competenze, è assolutamente determinante il network di conoscenze costruito negli anni.

SCARSE LE ESPERIENZE ALL'ESTERO — E l'esperienza oltreconfine? «E' essenziale, perché il raggio d'azione delle aziende si è enormemente ampliato e i mercati di riferimento sono molto spesso mondiali, sia in acquisto che in vendita», argomenta Brambilla. Londra o New York sono d'obbligo per chi vuole scalare i confini della finanza; gli Usa un must per chi fa carriera nel mondo dei servizi; il Far East e la Cina le nuove frontiere. Ma si parla di futuro. Perché, malgrado si respiri aria di internazionalizzazione, una minima parte degli attuali ceo, di fatto, ha lavorato per un consistente periodo fuori Italia. E Maurizia Villa, managing partner Italia di Heidrick & Struggles, tutto sommato non si stupisce più di tanto. «Il problema è che il periodo all'estero non sempre è così premiante, in particolare per chi ambisce a ricoprire cariche molto importanti al ritorno in Italia: un'esperienza nei mercati emergenti, per esempio, dà sicuramente un forte valore aggiunto; ma, al lato pratico, se non è proprio mirata non va a incidere sulla scelta della propria candidatura rispetto a quella di qualcun altro». Insomma estero sì, ma puntando bene l'obiettivo. Più vivace, sicuramente, è la mobilità intrasettoriale dei top manager dell'S&P/Mib: circa un terzo può vantare fondamentali agganci su più fronti, spesso perché ha «saltellato» dall'industria ai servizi. «Ma è ancora troppo poco» commenta Milletti. «All'estero è un fenomeno molto più diffuso. E aiuta a rafforzare la capacità di essere un leader, caratteristica che per un capo è oggi fondamentale». Anche Villa promuove «l'eclettismo»: «Sicuramente dà una visione molto più completa rispetto all'esperienza monoculturale, a meno che si vadano a ricoprire posizioni all'interno di realtà con controllo familiare, privato, molto più omogeneo».

VINCONO I QUARANTENNI — Ma c'è un altro mito da sfatare che è quello del dirigente italiano troppo attempato: i quarantenni a capo delle società dell'S&P/Mib superano ampiamente il numero dei cinquantenni e ancor più degli ultra sessantenni. I «giovani» avanzano dunque. Fin troppo: gli esperti criticano quello che chiamano «rampantismo». «L'età si è spostata verso il basso con la new economy, che ha puntato l'attenzione sui cambiamenti velocissimi di mercato e sulla capacità creativa, dando grande enfasi all'energia e all'entusiasmo», spiega Raffaella Longhi, associate partner di Kpmg (executive search). «Dal mio punto di vista, però, oltre a queste caratteristiche oggi sono necessarie anche doti di spessore personale e professionale che vengono date dagli anni di esperienza». Meglio, quindi, arrivare alla punta estrema della piramide verso i cinquanta? Probabile. Ma nella domanda di risorse c'è anche una nuova interessante tendenza. «Adesso le aziende richiedono molto spesso di "scoprire" nuovi manager, cioè talenti non ancora arrivati che, però, siano in grado di esprimere dei potenziali», spiega Villa. «E' un po' finita — aggiunge — l'era dei soliti noti sui giornali».

Sunday, March 25, 2007

Caso Sircana, ne vogliamo parlare?

Riporto unicamente un link che riassume la vastissima "letteratura" al riguardo; non riporto nessun commento e nessuna immagine, perchè credo che tutti siano al corrente della vicenda e abbiano una propria opinione in merito. Mi rendo conto che ci sono vicende ben più importanti da trattare in questo momento, ma, sinceramente, mi sento disorientato dalla mole vastissima di corbellerie a cui siamo sottoposti ogni giorno. Anche solo limitandosi al mondo della politica, c'è da rimanere frastornati. Quindi, mi dedico ad un argomento "leggero" e, in un certo modo, "diversivo".
Riassumo brevemente per chi (?!) fosse totalmente allo scuro su quanto è accaduto. Il pretesto per montare il caso è che Sircana, il consigliere del primo ministro del nostro governo, è stato fotografato mentre "chiedeva informazioni ad un trans". Sircana descrive l'evento come "deviazione dall'usuale percorso". Ciò che è avvenuto dopo non è dato sapere, per fortuna.
Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni in merito.

Monday, March 19, 2007

L'Italia spiegata a mio Nonno

"La Crisi di un Paese vecchio sulle spalle delle nuove generazioni"


Mi imbatto, tra i vari feed raccolti in G.reader, in un post di Zeusnews riguardante una pubblicazione che mi fa piacere citare e che sto leggendo nei ritagli di tempo; mi incuriosisco, leggo e purtroppo mi ritrovo a provare quel vago e indistinto senso di impotenza, quel famigerato MALESSERE giovanile di cui "tanto" si parla. Ma chi ne parla? I nostri politici affannati nel rastrellamento dei voti, coetanei di Mosè, che non hanno nessun interesse a curarsi della condizione dei giovani in un Paese dove domina la Terza Età.
Consolante sapere, da una conversazioni sull'argomento avuta qualche sera fa, che della classe dirigente italiana i politici rappresentano la parte giovane.
In effetti non è una novità che i nostri Manager si riciclano; questa strana razza di umani si accoppiano solo tra loro dando vita ad una generazione di vecchi che dimostrano tutte le malattie genetiche di una casta chiusa e bigotta. Persone dotate dell'ubicuità direzionale che vivono una sola vita ma dirigono più società godendo della loro fama ancestrale ormai ingiustificata.

E tutti quelli che si affacciano nel mondo del lavoro che fanno? Guardano e si chiedono quando arriverà l'occasione per fare meglio, quando si potrà dire "... è fatica lavorare ma almeno ho dei risultati e ne traggo il giusto riconoscimento."

Putroppo non è così, e mi spiace dare ragione al mio interlocutore dell'altra sera che "afferma" che paga di più fare lo stupido. Quindi vale la pena di spendere a pieno tutte le capacità di cui si è dotati? Meglio fare gli stupidi e vivere nell'attesa che qualcosa cambi?

Mi piacerebbe dire: "Non sono d'accordo!" ...ma ormai questo è lo stile di vita dei giovane d'oggi. Peccato...

L’Italia spiegata a mio nonno” è un saggio-pamphlet, una sorta di saggio-rap che parla della condizione dei giovani italiani, di quelli dai 25 ai 35 anni, di quelli che si affacciano al lavoro, alla vita adulta e indipendente.
O, perlomeno, che vorrebbero farlo.
“L’Italia spiegata a mio nonno” ci racconta perché questa generazione non ha la possibilità di diventare adulta.

Mammoni, pigri, rammolliti, così i giovani sono dipinti dai media e dagli adulti e anziani che hanno cominciato a lavorare in altre epoche.
La nostra Repubblica è coetanea di quelli che ci governano, di quelli che scrivono sui giornali, che ci insegnano nelle università, di quelli che siedono nei C.d.A. che contano.
E questa Repubblica sessantenne, che sia avvia alla terza età, si appoggia sulle spalle dei giovani, dei figli del consumismo e delle conquiste del passato, i figli del progresso sociale delle famiglie italiane, dell’onda lunga del benessere scaturito dalla ricostruzione post bellica. Per tutti questi giovani però il meccanismo del progresso sociale sembra essersi inceppato. Perchè un bel giorno l’epoca della crescita è finita. E da 15 anni viviamo in una crisi permanente. Una crisi che i giovani vivono e sperimentano quotidianamente, in un mondo sempre più selvaggio, in cui vige la legge del più forte e, spesso, del più furbo.

Ma “L’Italia spiegata a mio nonno” non tratta di questo, altri hanno già descritto la quotidianità stentata, il senso di impotenza, il futuro negato di chi è precario.


Di Federico Mello (bolognese) con prefazione di Enrico Brizzi.

Saturday, March 03, 2007

2000 Blogger Italiani



Questo Blog partecipa all'iniziativa 2000 Blogger Italiani, seguite il link al titolo per saperne di più.

*PiTTi

Thursday, March 01, 2007

Drum & base

Questa dovevo proprio farvela vedere..