Tuesday, January 31, 2006

SONO TRA NOI !















COSE STRANE A CENTO!

EKKO L' HO SEMPRE CREDUTO E ORA NE HO LA CERTEZZA .....SONO TRA NOI!

LA FOTO KE VEDETE NE E' LA KONFERMA: IL CERKIO BEN EVIDENZIATO AL CENTRO DELLA PIAZZA DEL GOVERNATORE (A CENTO - FE) NON LASCIA ALKUN DUBBIO, SONO ATTERRATI!
IL FATTO E' PROBABILMENTE RIKONDUCIBILE ALLA NOTTE TRA IL 13 ED IL 14 GENNAIO 2006. GLI ALIENI HANNO FATTO VISITA ALLA NOSTRA CITTADINA LASCIANDO KON I LORO MEZZI DI TRASPORTO UN SEGNO INDELEBILE ED INEQUIVOKABILE SUL PREZIOSO PORFIDO DELLA NOSTRA TANTO AMATA PIAZZA.
NON KREDEVO AI MIEI OKKI, SBIGOTTITO, PENSAVO DI AVER ESAGERATO LA SERA PRIMA, MA NON FINO A KUESTO PUNTO. INSOMMA NON ERA UNA VISIONE! (ANKE SE LA ROBINA NON ERA MALE!)
LA FOTO KOMUNQUE E' STATA KONSEGNATA AD UNA EQUIPE DI ESPERTI KE NE VALUTERA' ATTENTAMENTE L' ATTENDIBILITA' E FARA' SOPRALUOGHI ACCURATI PER ACCERTARSI DELLA VERIDICITA' DELL' EVENTO.

fuori onda:
PxTTxxA MI E' KADUTO IL FILTRO! DOVE KxxxO E' FINITO! AH EKKOLO. FIUUUUUUUUU SIAMO SALVI! E VAI KE LA ACCENDIAMO!

in onda :
VI TERREMO INFORMATI SU NUOVI SVILUPPI A PRESTO!
DA CENTO PROVINCIA DI FERRARA, PASTABOY .... A VOI LA CANNA ....EHM SCUSATE LA LINEA! IH IH!

Ke ve lo diko a fare!
Pastaboy, cià belli!

ALCUNI PERCHE' SULLA VITTORIA DI HAMAS

Perché la maggioranza del popolo palestinese ha scelto di affidare il futuro della sua gente, del suo (?) territorio e del raggiungimento se non della pace almeno di un accordo con Israele al gruppo armato Hamas, artefice dei numerosi e sanguinari atti terroristici - a danno soprattutto di civili - degli ultimi anni? E perché in quella maggioranza ci sono anche, se non soprattutto, moderati e persone che agognano la pace tanto quanto buona parte del resto del mondo?

Uno dei motivi è senz’altro la perdita di fiducia in Abu Mazen, successore di Arafat, per nulla considerato anzi screditato dal governo israeliano, ossia da Sharon. Infatti, a fronte della decisione unilaterale di sgomberare la striscia di Gaza dai coloni israeliani, continuano ininterrotti, nonostante gli accordi della Road Map, gli ampliamenti in molte colonie della Cisgiordania. Così come continuano gli interventi quotidiani volti a rendere difficile se non impossibile la vita sociale e commerciale dei palestinesi: posti di blocco, orari strettissimi di apertura ai varchi nel famigerato muro, merci che marciscono alla frontiera, vessazioni verbali dei soldati israeliani incaricati dei controlli. Proseguono le provocazioni dei coloni contro le proprietà palestinesi (centinaia di alberi d’ulivo tagliati alla radice, senza che a ciò sia mai seguito un arresto, una multa, un processo).
Abu Mazen, flebile voce nel vento, ha perso, se mai ne aveva avuta, la credibilità presso il suo stesso popolo. A lui Sharon chiedeva il disarmo di Hamas e la garanzia della cessazione degli attentati: ma come avrebbe potuto riuscirci l’esigua e sbrindellata polizia palestinese là dove avevano fallito l’esercito israeliano e lo Shin Beth con la rete di spie e informatori, con le corazzate e i razzi? In aggiunta, come se non bastasse, i vertici di Al Fatah hanno dato negli ultimi tempi sfoggio di un uso arbitrario e volgare del loro potere e del denaro pubblico (per la precisione della comunità internazionale: cinque miliardi di dollari in cinque anni, la più grande somma pro capite mai concessa ad un’entità politica dopo la seconda guerra mondiale), aumentandosi lo stipendio, acquistando ville da favola e limousine.
Così si è arrivati al disfacimento del movimento nazionale palestinese e alla vittoria di una delle più grandi fucine di kamikaze dell’Oriente.


Pubblico di seguito la conclusione di un articolo di David Grossman, scrittore israeliano, tradotto e pubblicato da La Repubblica il 28.01.2006 sulla sconcertante ma non inspiegabile vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi della scorsa settimana.

“In qualità di israeliano, cittadino di uno stato che ha creato Hamas e ne ha persino incoraggiato l’ascesa negli anni 80 perché bilanciasse il potere di Al Fatah, che ha oppresso i palestinesi per quattro decenni e li ha portati allo stato di terribile disperazione in cui si trovano oggi, non penso di avere il diritto di giudicare le loro scelte, di condannarli per essersi fatti adescare da Hamas e dalle lusinghe della violenza e del fanatismo. Posso però, insieme a molti altri palestinesi e israeliani, esprimere dolore e rabbia per il fatto che ancora una volta questo conflitto infinito fosse vicino a una soluzione ma l’estremismo, il fanatismo e la scelta di ignorare completamente ciò che avviene nella terra e nell’animo del nemico – sia esso palestinese o israeliano – lo abbiano fatto precipitare in una situazione che appare ora senza uscita e nella quale, probabilmente, saremo condannati a rivivere i nostri timori più profondi, i peggiori pregiudizi e l’odio verso l’altro, che diventa più forte quanto più la soluzione si allontana”.

Per approfondimenti vedi DIARIO di La Repubblica, in edicola oggi, o nell’omonima sezione sul sito www.repubblica.it


Monday, January 30, 2006

In attesa del BlogMeeting della Ciurma sulle nevi di Cortina....godetevi lo spettacolo!

Carlo, Alessio, Andrea e Giuseppe


In attesa del primo BlogMeeting del Capitano, sulle nevi di Cortina d'Ampezzo, vorrei pubblicare una breve guida al Week-End sciistico tipo della ciurma...


Istruzioni per l'uso
prendete alcuni bei tipi da spiaggia, prestanti e volenterosi (vedi foto sopra), addobbateli di tutto punto e metteteli sugli sci, aggiungete... un pizzico di Sole su un cielo immacolato... una spruzzata di Neve fresca... e collocateli al centro della ridente cornice del comprensorio sciistico di Canazei: otterrete i risultati che i fortunati partecipanti nella foto hanno raggiunto il secondo week-end di gennaio 2006; spettacolare!

Ah dimenticavo, ottimo vino e piatti tipici sono d'obbligo per una buona riuscita del Meeting sulla neve.

...preparatevi!


(per Ale e Beppe: scaricate le foto da qui)



LAVORARE CON ENTUSIASMO

PARTE PRIMA

Abbiamo parlato di comunicazione, di lavoro, di ottimismo e pessimismo.
Proviamo allora a parlare di tutti questi elementi insieme, in sinergia tra loro.
L’argomento è attuale e di ampia portata (ed è per questo che ho scelto di suddividerlo in più parti; bibliografia e links saranno al termine), oltre a riguardare ciascuno di noi. Quello che segue è frutto della mia esperienza lavorativa milanese in una società di formazione manageriale il cui core business consiste nel creare le migliori condizioni di lavoro aziendali allo scopo, ovviamente, di implementarne la produttività. È evidente che un’azienda i cui dipendenti lavorano con entusiasmo (o anche semplicemente con uno dei suoi surrogati), e quindi più efficacemente, produce di più e guadagna di più. Pertanto, la soddisfazione sul lavoro dei dipendenti dovrebbe in primo luogo interessare il management e/o la proprietà.

L’entusiasmo al lavoro è sicuramente un punto di partenza cui ciascuno di noi aspira. Esso è parente stretto della motivazione che altro non è se non voglia di protagonismo: solo se ci si sente protagonisti si riuscirà a fare proprie le esigenze organizzative al punto da appassionarsi ad esse e alimentarle con il proprio impegno e la profusione delle proprie capacità, al punto da considerare il lavoro come un’espressione di sé e non come un mero obbligo di guadagno.

Con l’avvento di modalità produttive industriali e meccanicistiche, la maggior parte degli individui ha cessato di vivere l’esperienza lavorativa come un campo per la realizzazione di sé, di scoperta del proprio valore e di conquista di un ruolo sociale. Il concetto di motivazione al lavoro diviene allora per le aziende una fondamentale domanda su come sia possibile motivare, convincere, spingere gli individui ad operare in condizioni nelle quali spontaneamente non sarebbero portati a farlo.
Per rispondere occorre partire da un’idea di fondo: una tendenza, un movimento si diffonde come un’epidemia e i comportamenti conseguenti si propagano come un virus. I comportamenti sono infatti contagiosi, nel senso che le persone tendono a riprodurre una data azione cui hanno assistito; basti pensare alle consuetudini sul luogo di lavoro, come ad esempio l’abbigliamento o il modo di rispondere al telefono o l’uso di soprannomi per colleghi e superiori. Figuriamoci allora quale effetto positivo potrà produrre all’interno di un ufficio l’inserimento di un giovane neo assunto carico di entusiasmo per il nuovo lavoro: il suo buon umore ci contagerà. O quale riscontro possa avere la decisione di ammodernare gli uffici, o di distribuire un inatteso premio produzione, o di lanciare una campagna pubblicitaria cui i dipendenti siano chiamati a partecipare, o di organizzare per i dipendenti corsi di formazione (sintomo di interesse per le persone e di desiderio di investire sulla loro crescita professionale). O anche, semplicemente, il coinvolgimento da parte dei superiori nei piani aziendali o il riconoscimento per un lavoro ben fatto. Immaginiamo, al contrario, quale effetto possa produrre sul morale della “ciurma” un collega perennemente scontento delle sue mansioni, che parla male del capo e dell’azienda. Nel giro di poco, anche noi assumeremo un atteggiamento di negatività e scarso coinvolgimento. Questi cambiamenti, anche quando appaiono di scarsa importanza, possono avere conseguenze di grande portata. E il cambiamento avviene in fretta, non in modo lento e costante.

Il cambiamento – inteso come scelta strategica - è al centro del concetto di evoluzione di una realtà, qualunque essa sia, e quindi anche delle realtà aziendali. Esso, se promosso con coerenza e imparzialità dal management, sarà sempre avvertito dai dipendenti come qualcosa di positivo, perché implica il desiderio dell’azienda di crescere e svilupparsi. Un esempio di cambiamento può essere l’aggiornamento della vision dell’organizzazione. Essa regola il comportamento, ispira la direzione e catalizza l’operato dei dipendenti: deve essere personale, positiva, emotiva e più grande di noi. Solo così potrà arrivare ad influire i comportamenti facendo sì che le persone ne condividano l’essenza e si comportino di conseguenza. Condividere il sogno di un’azienda (cosa fa e perché lo fa, quali strumenti usa per farlo e quali ripercussioni ha sul tessuto sociale) ha conseguenze sia sul piano emotivo che sul piano pratico: permette alle persone di sentirsi parte di qualcosa di più grande della propria scrivania, di essere soddisfatte per l’appartenenza ad un progetto; inoltre, partecipando al processo di creazione di ricchezza, la condivisione del sogno aziendale dà la possibilità di perseguire anche i propri sogni individuali. Quanto è più sincera la fede nella vision e più coerenti sono le comunicazioni e il comportamento che la riguardano, tanto più grande sarà la forza in grado di opporsi a chiunque, all’interno dell’organizzazione, voglia opporvisi.
Segue…

Saturday, January 28, 2006

MUNICH, 1972 ......secondo S. Spielberg

IL film si ispira a fatti realmente accaduti e oramai parte della cronaca nera degli ultinmi decenni. Nell'estate del 1972, durante i giochi olimpici di Monaco, un commando palestinese appartenente al gruppo terroristico Settembre Nero entra nel villaggio olimpico e sequestra 11 atleti israeliani. Il sequestro ha un esito disastroso (secondo alcuni anche a causa della inesperienza della polizia tedesca): nessun sopravvissuto.

Perche' fare un film su un argomento che magari richiederebbe piuttosto un documentario?la motivazione che lo stesso Spielberg ha fornito è inequivocabile: in una intervista al quotidiano britannico "The Observer", il multipremiato regista di ET e Salvate il Soldato Ryan afferma di aver voluto ricordare le vittime di Monaco.
E fin qui, tutto bene. Il problema vero è la chiara affiliazione di Spielberg - dopo aver girato Schindler's List, Spielberg ha fondato la Shoah Foundation, con lo scopo di raccogliere quante più testimonianze di chi ha vissuto ed è sopravvissuto all'olocausto - che non fa segreto di essere fedele tanto agli Stati Uniti che ad Israele. Si crea quindi un conflitto di interessi: i terroristi palestinesi fanno strage di atleti israeliani e il primo ministro israeliano Golda Meir decreta una rappresaglia nei confronti di chi ha organizzato la strage (da pelle d'oca la frase: "ogni nazione prima o poi si trova a scendere a compromessi con i propri valori". Viene quindi prodotta una lista di 11 nomi (lo stesso numero degli atleti uccisi) e la spada della vendetta viene affidata ad Avner, ex guardia del corpo, che con l'ausilio di 4 compagni si lancia in una caccia all'uomo per tutta Europa (splendida la ricostruzione di Roma).

La domanda chiave che ricorre per tutta la durata della pellicola è che succede ad un uomo di buoni principi quando gli viene chiesto di uccidere, nonostante sia per una buona causa? Spielberg stesso probabilmente si sara' chiesto se la rappresaglia era necessaria ed inevitabile. Ne esce un thriller dal ritmo abbastanza blando, carico di significato specialmente nei dettagli. Spielberg pur essendo magari non al 100% oggettivo trae una conclusione che mi sento di sottoscrivere: il fine non giustifica certo i mezzi. Violenza genera solo altra violenza e nella pellicola viene continuamente ricordato allo spettatore che l'operazione "Ira di Dio" non fa altro che provocare una nuova ondata di attacchi terroristici da parte di Settembre Nero.

La famiglia resta come punto fermo; Avner soffre per l'essere lontano dalla sua bambina e diventa paranoico al solo pensiero di avere messo in pericolo con le sue azioni le persone che ama. l'interpretazione di Eric Bana (l'unico che valeva la pena di andare a vedere nel cast di TROY) calza a pennello come anche gli altri 4 membri del commando che si ritrovano "sicari per caso".

Il film merita di essere visto. Non è una ricostruzione storica, questo sia ben chiaro....ancora una volta, nel bene e nel male, Spielberg è riuscito a far parlare di se. La comunita' palestinese lo accusa di aver preso la parte israeliana mentre caso vuole che la comunita' ebraica lo critichi per aver paragonato la rappresaglia, dovuto atto di difesa, all'iniziale massacro terroristico. Stando così i fatti, sembrerebbe che Spielberg non sia stato poi cosi' di parte ma lascio giudicare a voi.
In una scena ambientata a NY, sul finire della pellicola, si scorgono le torri gemelle (penso per la prima volta in assoluto in un film girato dopo l'11 settembre 2001) e ritengo che Spielberg abbia voluto pagare un tributo anche a quelle vittime.

Spero di non avervi annoiato.


UJACK

Friday, January 27, 2006

Hanno dimenticato.. e si è ripetuto..

E' esattamente il contario del titolo della nostra Missmaggia. Senza essere retorico e scontato voglio sottoporre anche alla vostra attenzione quanto lessi io.. non più di pochi mesi addietro.
Bisogna tener presente, alla luce di quanto sto per raccontarvi.. che la storia è ciclica nel 80% dei suoi avvenimenti.. ed è soprattutto fatta di emulazione. Nel giorno della meoria, in virtù del fatto che è soltanto un giorno all'anno.. ci si deve imporre anche di ricordare tutti coloro che sono caduti sotto la scure del razzismo, dell'intolleranza, della rabbia, dell'odio.. di tutti i caduti ingiustamente e senza colpa se non quella di far parte del gruppo (etnico, religioso, politico, ideologico..) sbagliato:

Nel 1924, in prigione per il mancato colpo di stato di Monaco, Adolf Hitler lesse I principi dell'ereditarietà umana e l'igiene razziale un testo di eugenetica scritto da Erwin Baur, Eugen Fischer e Fritz Lenz, e ne trasse la conclusione che i tedeschi erano una razza superiore.
Nel 1933 il neonato governo nazista promulgò una legge per la sterilizzazione forzata di schizofrenici, maniaco-depressivi, epilettici, ciechi, sordi, deformi e alcolizzati che nei 5 anni successivi fu applicata in 400.000 casi.
Nel 1934 furono proibiti i matrimoni ai malati mentali gravi e nel 1935 le leggi di Norimberga per la protezione del sangue dell'integrità impedirono ai tedeschi non solo i matrimoni ma anche i rapporti sessuali con gli ebrei.
Tra il 1939 e il 1941 furono uccisi 90.000 internati nei manicomi, e tra il 1941 e 1945 furono sterminati 6.000.000 di "portatori di sangue e geni infetti", il tutto all'insegna della purezza della razza.

Dal Mein Kampf si evincono parecchie cose, parecchie idee che furono fornirnite ad Hitler da altre menti, da altri tempi.. provenienti da altri loghi..

Il modello per la soluzione finale del problema ebraico è stato il modo in cui gli Stati Uniti avevano risolto il loro analogo problema indiano: un genocidio sistematico e scientifico dei 18.000.000 di nativi che vivevano nell'America del nord. Quanti indiani rimangono negli Sati Uniti oggi? Qualche centinaio, mantenuti in riserve come i bisonti.

Il progetto per il trionfo Nazista era modellato sulla tenace adesione ai dogmi e sulla fanatica intolleranza che hanno caratterizzato il passato della Chiesa cattolica (inquisitoria) ed il presente della fede Mussulmana.

Le leggi sull'eugenetica di Hitler erano dichiaratamente ispirate al modello statunitense di Harry Laughlin al quale, proprio da Hitler, fu conferita la laurea ad honorem nel 1936. Bisogna ricordare che la prima legge per la sterilizzazione dei criminali, idioti, stupratori ed imbecilli fu promulgata nel 1907 nello stato dell'Indiana. Fu poi imitata da un'altra trentina di stati. Addiritura fu dichiarata costituzionale.. sì sì.. costituzionale. Negli anni 30 furono 60.000 ad essere sottoposti alla legge nella sola California.

Nel 1916 un certo Madison Grant, molto amico di Roosvelt, scrisse il libro Il passaggio della grande razza. Hitler stesso gli scrisse un telegramma per congratularsi.. egli ne fu veramente entusiasta dell'apprezzamento. Riportando e stilando la classifica del razzismo.. si riesce ad avere un grottesco trittico:
Roosvelt, Hitler, Verwoerd (spero ricordiate l'apartheid)

Il nazismo ci ha lasciato una angosciante eredità: era una ideologia così ben congegnata che l'unico modo per sconfiggerla.. era di abbracciarla. Volevano che la violenza dominasse il mondo e, guardandosi attorno.. il loro scopo non è poi così tanto lontano.

Non si deve dimenticare, non si deve ripetere...



Il Pianista

Leggendo lo stralcio dell’intervista rilasciata da Simon Wiesenthal, i miei pensieri sono volati ad un libro che ho letto qualche anno fa, poco prima dell’uscita dell’omonimo film; un libro intenso, crudo e buio come il periodo che viene fedelmente ritratto.

Il Pianista di Wladyslaw Szpilman

Il 23 settembre 1939 Wladyslaw Szpilman suonò il Notturno in C diesis minore di Chopin per la radio di Varsavia, mentre le bombe tedesche cadevano sulla città e il rumore era così forte da impedirgli di udire il suono del suo stesso piano. Fu l'ultima trasmissione dal vivo in onda a Varsavia: più tardi, quello stesso giorno, un ordigno tedesco distrusse la centrale elettrica e la stazione radio polacca fu ridotta al silenzio. Il libro ripercorre tutta la drammatica storia (1939-1945) del pianista che si articola tra la costrizione del ghetto di Varsavia, all’incubo della Notte dei Cristalli, per continuare con il racconto della interminabile fuga di Szpilman nella città assediata dai Nazisti. La vita del pianista fu salvata da un ufficiale tedesco che lo sentì suonare quello stesso Notturno su un piano trovato fra le macerie. Ironia della sorte, l’ufficiale nazista Wilm Hosenfeld, morì in un campo di concentramento russo.

Szpilman ha scritto un libro autobiografico (Una città muore ovvero "Il pianista") che venne pubblicato la prima volta in Polonia nel 1946.
Nel 1998 suo figlio scopre una copia del libro e la fa ristampare in tedesco con il titolo Das wunderbare Überleben aggiungendo parti del diario dell'ufficiale tedesco Wilm Hosenfeld e una postfazione di Wolf Biermann.
Ne viene tratto il film omonimo diretto da Roman Polanski, uscito nel 2002, vincitore della Palma d'Oro al 55° Festival di Cannes, nel quale Szpilman è stato interpretato dall'attore Adrien Brody, che per tale ruolo ha ottenuto l'Oscar al miglior attore.


Thursday, January 26, 2006

Il Cacciatore di Nazisti

Simon Wiesenthal è un simbolo, e l’uomo che ha speso tutta la sua vita per abbeverarsi al calice della giustizia, è l’uomo che ha braccato per tutto il mondo gli infami protagonisti della follia nazista, ma non per vendetta ripeto, ed è bene ribadirlo, ma per giustizia, per 6 milioni di Ebrei, per omossessuali, dissidenti politici, zingari, schiavizzati, seviziati, torturati, utilizzati quali cavie da laboratorio, spietatamente massacrati.

Simon Wiesenthal nasce il 31 dicembre del 1908 a Buczacz allora Polonia (oggi è territorio Ucraino), i suoi studi sono in architettura, professione da lui brevemente esercitata, fino all’invasione Nazista in Polonia del settembre 1939 e la spartizione come da accordo Hitler-Stalin della stessa nazione.
Simon Wiesenthal si trova a Leopoli caduta in zona d’influenza sovietica, si vede costretto ad abbandonare la professione di architetto per evitare quello che è valso per molti, la deportazione in Siberia.

Con l’operazione Barbarossa del 1941, e l’invasione delle truppe naziste in territorio sovietico, si ha il passaggio da carnefice a carnefice. Simon Wiesenthal peregrinerà da campo diconcentramento a campo di concentramento (ben 13), quando riuscirà per poco a fuggire e a vivere in clandestinità, verrà rintracciato, torturato ed internato.
Il 5 maggio 1945 le truppe alleate, entrano e liberano in campo di Matausen dov’è prigioniero lo stesso Wiesenthal, lo spettacolo che si presenta agli occhi degli alleati è agghiacciante, le prime cineprese possono documentare ciò che per molti era solo un sentito dire, la barbarie più oscena ed atroce.
...
La sua prima cacccia riguarda Adolf Heichmann lo stratega della “soluzione finale” del problema ebraico, l’organizzatore dello sterminio di milioni di innocenti, ebrei, omosessuali, asociali, zingari, testimoni di geova, disabili, dissidenti politici.

Wiesenthal inizia la sua caccia all’assassino del quale non si aveva riscontro fotografico, con un lavoro straordinario, meticoloso, scopre nel 1959 che il mostro si trova in Argentina sotto falso nome (Ricardo Kleber) assieme alla moglie e lavora in una fabbrica d’auto.
...
Grazie alla documentazione del cacciatore Wiesenthal, il 31 maggio 1961 Heichmann viene condannato a morte per impiccagione.
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Ad una trasposizione teatrale del libro Il Diario di Anna Frank, una forte contestazione di giovani fanatici neonazisti condusse Simon Wiesenthal ad indagare su chi fosse stata l’SS che nel 1944 arrestò la bambina e la famiglia, se avesse ritrovato la stessa, nessuno avrebbe potuto confutare il libro in questione.

Le prove a disposizione di Wiesenthal sono frammentarie e di una pochezza allarmante, ma il testardo cacciatore non demorde, nel 1963 l’uomo in questione viene individuato in un membro della polizia austriaca, tale Silberbauer il quale confesserà l’arresto della bambina e della sua famiglia.

Wiesenthal aveva fatto nuovamente colpo, aveva permesso alla verità di emergere, alla realtà delle cose di imporsi.

Wiesenthal ha permesso di rintracciare, arrestare, condannare 1100 criminali di guerra nazisti, suo unico cruccio è stato quello di non essere riuscito ad acciuffare il “Dott.morte” Mengele, lo spietato scienziato della morte, e della razza ariana fatta in laboratorio (i resti del cadavere presunto di Mengele saranno ritrovati in Brasile).

Simon Wiesenthal si spegne a Vienna il 20 settembre 2005, all’età di 96 anni, il cordoglio del mondo delle istituzioni, della comunità ebraica mondiale è unanime, Simon Wiesenthal riposerà in Israele.

Piccolo frammento di un intervista rilasciata nel 1990 da Simon Wiesenthal alla tv svizzera del cantone italiano.

"L'Olocausto lascia un segno indelebile per chi lo ha vissuto, non termina i suoi effetti nefasti con la Liberazione. Uno continua ad esserci dentro, non si riesce mai più a provare una vera gioia. Mi ricordo che una volta, a Los Angeles, il mio
amico Zubin Metha, il famoso direttore d'orchestra, mi invitò a un concerto. Suonò un giovane pianista, bravissimo, e suonò Rachmaninoff, il mio compositore preferito. Suonò in modo così meraviglioso che a un tratto, durante il concerto, il pubblico spontaneamente si alzò in piedi ad applaudirlo.

Anch'io feci come gli altri, ma poi mi risedetti. Non potevo continuare ad applaudire. Lo raccontai poi a Metha, che mi chiese: “Perché, cosa è successo, che cosa ti opprimeva?” Io risposi: ”Mi opprimeva il pensiero di quanti giovani talenti come lui, persone meravigliose, che potevano dare gioia all'umanità, sono stati sterminati, senza essersi resi colpevoli di nulla”. E questo mi ha offuscato la gioia: ho pensato a quelli che sono stati sterminati. Vede, nulla e nessuno può
guarire la mia anima ferita. Così è. C'è un proverbio che dice: “Tutto nella vita ha il suo prezzo, e io lo pago, e posso guardare in faccia a tutti. Questo è una specie di ricompensa.

(estratto dalla biografia di Giacomo Franciosi) www.cronologia.it

PER NON DIMENTICARE...PER NON RIPETERE...

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca
I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi , SE QUESTO E' UN UOMO (1946)



Alla vigilia del giorno della memoria, il giorno della Shoah, queste parole si caricano di potenza e di significato, e ancor più di amarezza, perchè il mondo dopo tante atrocità sembra non aver imparato nulla!
E l'imperativo di Levi è sempre attualissimo: in quante regioni della terra, l'uomo continua a perdere il suo nome ed il suo volto, la dignità e la speranza?
Senza cadere nella facile e sterile retorica, l'invito per tutti noi, investiti della responsabilità del ricordo, è quello di combattere ogni forma di indifferenza ed intolleranza!

Un saluto a tutti!!!!!!!


La Potenza della Cina

Rimuovere i risultati delle ricerche non è coerente con la missione di Google. Ma non dare alcuna informazione (o mettere a disposizione un servizio scadente) lo è ancora meno.

E' il prezzo da pagare per poggiare i server Google in terra Cinese.
Ebbene si, i fondatori, realizzatori, Guru di Google non si erano piegati alla Casa Bianca ma hanno ceduto al Governo di Pechino. La versione Cinese di Google sarà privata di chat e tanti altri gadget...tanto da essere definito non più motore di ricerca, bensi filtro di ricerca.
Una ultriore prova di come il Gigante Cinese voglia tenere nascosti e non accessibili informazioni relative ad un prorio passato che potrebbero svegliare il miliardo e passa di persone.

Per approfondire:

Corriere della Sera
Punto-informatico.it

Un consiglio...leggete La Porta Proibita di Terzani. Non è poi cosi lontana la Cina di una volta. Si modernizza ma, sotto sotto, l'anima è sempre la stessa!!

Wednesday, January 25, 2006

ANCORA AL CINEMA!

Che non sia mai che gli animi si alleggeriscano troppo…
Ecco a voi due bei film, diversissimi, ovviamente, ma entrambi meritevoli di citazione.

Il primo, I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN, del pluripremiato regista Ang Lee, è una splendida e commovente storia d’amore dal finale (niente paura, non dico niente che non sia immaginabile dal trailer) comprensibilmente tragico. Il finale è da lacrime (mie, almeno) non solo perché le vere storia d’amore cinematografiche devono, ope legis, chiudersi male, ma anche perché si intreccia tra due avvenenti e apparentemente duri cow boys nell’america delle verdi montagne nei primi anni sessanta. Jack e Ennis (con un bellissimo e incongruente cognome, Del Mar) si incontrano per caso mentre cercano lavoro in una America molto lontana dall’immaginario in cui sbarcare il lunario era la priorità. Vengono spediti tra i monti per i mesi estivi con l’incarico di badare ad un gregge di pecore, a mangiare fagioli e dormire al freddo. Jack è moro con immensi occhi blu, allegro e lamentoso; Ennis è biondo e di pochissime parole. Jack fa rodei e coltiva il sogno di avere un ranch tutto suo; Ennis a novembre si sposa con la fidanzata di sempre. Sulle montagne si beve molto, per scaldarsi e ammazzare il tempo. Non diresti mai, se non te lo avessero già detto i media da mesi, che possa accadere quello che invece succede una fredda notte in cui, mentre dormono per caso nella stessa tenda, Jack prende la mano di Ennis. Segue un bacio rubato, Ennis che prova a scappare, Jack che lo ferma, Ennis che si lascia prendere il viso tra le mani, un altro bacio ed una notte di conseguenza. La mattina successiva Jack è innamorato, Ennis dice che lui non è così. Alla fine dell’estate si dividono e si rivedranno solo anni dopo, entrambi sposati e con prole. Nei successivi vent’anni continueranno ad incontrarsi tra i monti, rubando alle loro vite diversamente desolate momenti di indiscutibile e fatale felicità. Non vi svelo altro. Ma vi prego, uomini: non storcete il naso e non sogghignate pensando ad una perversione che non vi appartiene. Nella cornice di una splendida fotografia, nello sviluppo di due vite che si trascinano nell’incapacità di possedere quell’unica felicità che riscatterebbe le loro esistenze, assistiamo non ad una grottesca o scabrosa storia di gay non dichiarati, ma ad una splendida storia di amore vero, di com-passione reciproca, quel completamento della parte mancante che ciascuno di noi agogna nella costante ricerca di avere un senso.

ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW è l’esordio cinematografico di Miranda July (USA), che è anche sceneggiatrice e protagonista femminile di questo delizioso mosaico umano, bizzarro e originale che fa ridere e pensare. Christine è un’artista, ma per guadagnare qualche soldo fa l’autista di persone anziane; è vitale e bella e spontanea: scrive sulle sue nuove scarpette rosa ME a destra e YOU a sinistra e inscena un corteggiamento “piedofilo”. Richard fa il commesso in un negozio di scarpe, sta divorziando e ha due figli da allevare; è facile al panico e stenta a trovare la strada giusta, mischia la cena con la colazione e appende quadri sugli alberi. Attorno a loro e al loro incontro-scontro ruotano le vicende dei due figli, Robby di sei anni che conquista in chat una dura gallerista con espedienti coprofili e Peter, quattordicenne, usato come cavia da due ragazzine alle prese con le prime esperienze sessuali ed un guardone senza coraggio; una bimba che si sta facendo da sola il corredo per quando si sposerà e acquista minipimer e asciugamani. Tutti hanno bisogno di qualcuno, tutti hanno bisogno del già citato amore. Accanto a scene potenzialmente scabrose (sesso e bambini), trattate con delicata innocenza, alcuni momenti di grande lirismo e poesia, come la similitudine della vita e della camminata sul marciapiede o il bimbo che per strada, in pigiama, scopre il modo per far sorgere il sole. Bravissimi gli attori; tenero e incantato il messaggio.



Per chi ha un TomTom...avviso autovelox...

Riporto un articolo letto pocanzi nella sezione motori di La Repubblica


Meglio prevenire che curare. Una vecchia e saggia regola che a quanto pare sta prendendo piede anche in automobile, soprattutto quando si tratta di individuare un autovelox sul nostro cammino. Il progetto arriva da "Tomtom", leader europeo nei dispositivi di navigazione satellitare, che ha messo a punto un nuovo servizio che permette agli automobilisti di scaricare i file con le informazioni sulle telecamere di sicurezza, contribuendo così a ridurre gli eccessi di velocità (e multe salate).

"Sono già stati individuati parecchi autovelox - ha detto il direttore generale Harold Goddijn - scaricabili dal sito web dell'azienda www. tomtom. com ad un costo di 39,95 euro. Un sistema di navigazione integrata e di rilevamento degli autovelox, aggiornato mensilmente, che vuol rappresentare una valida alternativa a costosi sistemi dedicati che spesso diventano obsoleti per mancanza di aggiornamento".

Particolare cura è stata dedicata alla semplicità dell'installazione del download degli autovelox, peraltro intuitivo, da utilizzare. I nuovi utenti devono attivare il servizio dal sito web aziendale, mentre gli utenti di TomTom Go possono semplicemente collegare il dispositivo ad un Pc connesso ad Internet e scaricare il servizio direttamente sul dispositivo.

Per i possessori invece delle nuove versioni di TomTom Go, TomTom One, TomTom Rider, TomTom Mobile e TomTom Navigator sarà possibile scaricare il servizio autovelox e i successivi aggiornamenti direttamente sul proprio dispositivo utilizzando un telefono Gprs.

Fonte: La Repubblica

Sunday, January 22, 2006

George Orwell e le libertà digitali.

George Orwell (Motihari, India, 25 giugno 1903 - Londra, 21 gennaio 1950) pseudonimo di Eric Arthur Blair, scrittore e giornalista inglese. Conosciuto come opinionista politico e culturale, ma anche noto romanziere, Orwell è uno dei saggisti di lingua inglese più diffusamente apprezzati del ventesimo secolo. Probabilmente è meglio noto per due romanzi scritti verso la fine della sua vita, negli anni '40; l'allegoria politica de La fattoria degli animali e 1984, il quale descrive così vividamente una distopia totalitaria che l'aggettivo "orwelliano" viene oggi usato per descrivere meccanismi totalitari di controllo del pensiero. Orwell condusse sempre la sua attività letteraria in parallelo con quella di giornalista e attivista politico. Si definì sempre socialista ma le sue forti critiche all'Unione Sovietica ed allo stalinismo lo portarono a scontrarsi con una parte della sinistra dell'epoca.

Questi tre post sono consecutivi (spero che il Capitano non se ne abbia a male se monopolizzo lo spazio del blog con uno tsunami siffatto), dalla notizia del No di Google, alla citazione riportata riguardo al romanzo di Orwell ed infine a questo post dove, dalla notizia di attualità si passa alla letteratura e poi ai momenti di vita vissuta. Infatti la foto che vedete è stata scattata il 9 di dicembre nel quartiere di Notting Hill, l'esilio del nostro U-Jack.
Nella targa azzurra si legge: " Geroge Orwell 1903-1950 Noverlist & Poltical essayst lived here".

Dal post del Grande Fratello, alla limitazione delle libertà del cittadino, non ultime quelle digitali.

Si tenta di creare, per ognuno di noi, un fascicolo digitale, estorcendo dati alle più grosse compagnie del settore, il tutto sotto la "solita" bandiera della lotta alla pedopornografia, eterno spauracchio insieme al terrorismo. L'intento è lodevole. Peccato che storicamente, la tentazione sia sempre quella di affrontare certi problemi in maniera non puntuale, ma con leggi ad ampio spettro che vanno a limitare pesantemente la libertà di parola. Leggi che, soprattutto negli Stati Uniti, vengono continuamente rese nulle dai tribunali per incostituzionalità.

Un altro problema di un approccio tipo "pesca a strascico dei dati" è che le cose non si fermano mai lì. La tentazione di usare per altri scopi i dati che originariamente erano disponibili per un solo scopo è troppo grande. Prima o poi si passa ad usarli per reati progressivamente meno gravi (evasione fiscale, giochi d'azzardo online ...).

Quindi il Grande Fratello esiste eccome, e non è di certo la pagliacciata che vediamo tutti i giorni sui canali Mediaset; tanto più è forte il suo occhio invadente e cinico, tanto più saranno limitate le nostre libertà. Pensate alla quantità di traccie in formato digitale lasciate ogni giorno attraverso internet, attraverso il cellulare, con l’utilizzo dei servizi bancari (bancomat e carte di credito) e altro ancora.

Siamo costantemente tracciati, è una necessità ovviamente, ma c’è chi vorrebbe approfittarne.

E si finisce per tornare indietro nel tempo, meno liberi, più paranoici e tutti uguali, schedati e prigionieri di un server il cui amministratore non ha ne patria, ne volto, ne umanità.

Non vorrete mica tornare nel 1984 di Orwell?

1984

In un futuro prossimo (l’anno 1984) la Terra è suddivisa in tre grandi potenze totalitarie perennemente in guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è amministrata secondo i principi del Socing (il socialismo inglese) e governata da un onnipotente partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini (la sua figura somiglia molto a quella di Josif Stalin). I suoi occhi sono le telecamere che spiano la vita di qualunque cittadino e il suo braccio la psicopolizia che interviene in ogni situazione sospetta. Ovunque vi sono grandi manifesti che ritraggono il Grande fratello e gli slogan del partito: "la guerra è pace", "la libertà è schiavitù", "l’ignoranza è forza".

Il protagonista del romanzo, Winston Smith, è un membro subalterno del partito, incaricato di censurare i libri e gli articoli dei giornali non in linea con la politica ufficiale. Apparentemente docile, in realtà mal sopporta i condizionamenti del partito. Accanto a lui agiscono altri due personaggi: Julia, della quale Winston è innamorato malgrado il partito vieti il sesso, e O’Brien, un importante funzionario che il protagonista crede amico. Nonostante il partito imponga la castità (il sesso è permesso al solo scopo di procreare) Winston e Julia diventano amanti e decidono di collaborare con un’organizzazione clandestina di resistenza chiamata “Lega della Fratellanza”. Ma una volta confidati con O’Brien si scopre che questi è un membro della psicopolizia, governata dal Minamor (il ministero dell'amore, la cui funzione è torturare i dissidenti). Il fine di O'Brien è insegnare a Winston la tecnica del Bispensiero attraverso tre fasi: apprendimento, comprensione, accettazione.

La prima fase consiste nell'infliggere un dolore di intensità sempre crescente al condannato in modo che egli accetti una realtà che non è tale. Winston riesce a resistere alla prima fase e, nella seconda, egli capisce di essere "l'ultimo uomo in Europa" (il primo titolo che Orwell aveva pensato di dare al libro), vale a dire l'ultimo guardiano dello spirito umano, e di avere l'aspetto - dopo le innumerevoli torture subite - di uno scheletro; ma è felice perché è conscio di non aver tradito Julia. Nella terza fase, Winston - che ha ancora qualche pensiero non ortodosso - viene portato nella Stanza 101: l'inferno personale di ogni persona. Per il protagonista è prossima una maschera con dentro due topi che O'Brien sta per mettergli sul volto. E viene definitivamente sconfitto quando, per fermare O'Brien, urla "Fatelo a Julia", perdendo il suo ultimo sentimento umano. Winston apprende dunque da O’Brien i principi fondamentali del sistema sul quale si fonda lo stato e scopre che non è sufficiente confessare e obbedire alle regole, ma che il Grande Fratello vuole possedere anche l’anima e il pensiero dei suoi sudditi. Alla fine, Winston viene costretto a cedere: rinuncia all’amore per Julia e al libero pensiero, sottomettendosi e amando completamente il Grande Fratello.


(fonte: Wikipedia Italia)



Il Grande No di Google!

La richiesta del Governo Americano di poter ottenere i dati delle ricerche effettuate in un determinato periodo ha trovato risposte affermative da parte di Microsoft, Yahoo! e AOL, mentre è giunto invece il rifiuto di Google, proprio dalla voce di Larry Page.

Uno dei due fondatori di Google, intervistato dalla ABC, ha così commentato: "La nostra compagnia si basa sulla fiducia dei nostri utenti. Dovremmo avere delle leggi per proteggere la privacy dei dati, anche dalle richieste del governo." Sembra quindi che il motto di Google, "don't be evil" sia ancora valido, anche se molti rimangono preoccupati dalla mole di informazioni incamerate ogni giorno e da come potrebbero venire usate.

Intanto questa vicenda sommata alla preoccupazione degli investitori sul futuro della pubblicità su internet, ha determinato in un solo giorno un calo del valore delle azioni di Google da $437.35 a $399.46, un calo di quasi il 9% in una sola seduta di borsa.

Gli altri attori della vicenda, Microsoft, Yahoo!, hanno ammesso di avere consegnato le informazioni richieste dal Governo USA, ma rimarcano di non aver violato la privacy di nessuno, in quanto i dati non contengono informazioni personali: siamo sicuramente di fronte ai primi capitoli di una storia lunga, che sicuramente in questo 2006 avrà ulteriori sviluppi. Ormai l'informatica deve ogni giorno fare i conti con questioni come privacy, trusted computing, DRM, i cosidetti diritti digitali ormai sotto costante minaccia.

La richiesta del Governo Americano, ricordiamo, è stata fatta per ottenere dati sulle ricerche in materia di pedopornografia: condivido l'affermazione del Search Engine Watch che associa le "molestie sui minori" alle armi di distruzione di massa, una scusa per accedere ad una mole di informazioni immensa e che potrebbe essere usata in ogni modo da questo grande fratello.

Il mondo di "1984" sembra essere sempre più vicino: spegnete il computer e leggetelo, se non l'avete ancora fatto.


(fonte: downloadblog.it)



Spunti di riflessione.. notturni

Ho trovato queste poche righe in un libro che sto leggendo in questi gorni.
Dopo una allegra serata con amici, parlando e discutendo anche di tecnica, ma soprattutto di tecnologia.. mi è capitata sotto agli occhi come un monito..
Dopo giorni passati a ragionare su tecnologie wi-fi, dongle USB, protocolli IEEE, PDA.. e tante altre travolgenti menate varie, mi tolgo il cappello a fronte di questa verità tautologica. Poi, ognuno di noi, ha il suo intimo rapporto privato con la tecnica e la tecnologia..


La tecnica, nella sua essenza, è qualcosa che l'uomo di per sé non è in grado di dominare.


Martin Heidegger, Ormai solo un dio ci può salvare
Guanda, Parma 1987



Per chi ne avesse voglia, consiglio un modesto approfondimento su Heidegger oppure una visita a questa raccolta di articoli

Saturday, January 21, 2006

SEE YOU SOON WILSON !

I'M GONA WAIT TO THE MIDNIGHT HOUR ....

EKKO IL MIO OMAGGIO A KOLUI KE HA KONTRUIBUITO ALLA NASCITA E AL DIFFONDERSI DEL RHYTHM & BLUES.

GRAZIE A GENTE KOME LUI OGGI POSSIAMO DELIZIARCI KON LE NOTE KANTATE DA DUE SENSUALISSIME VOCI: LAURYN HILL E MACY GRAY . DUE DONNINE KE KON IL RHYTHM & BLUES CI VANNO A LETTO!

AH DIMENTIKAVO.... SE AVETE OKKASIONE NOLEGGIATEVI UN BEL FILM: "THE COMMITMENTS". KUI CI TROVATE PAREKKIO DI WILSON PICKETT . VI KONSIGLIO LA KOLONNA SONORA SU CD E' STREPITOSA!

KE VE LO DIKO A FARE!
Pastaboy, cia' belli!

MISTER COOL

Per il fine settimana mi posso permettere un argomento se vogliamo frivolo ma che fara' piacere tanto il pubblico feminile che quello maschile oggi parliamo di MR COOL aka STEVE MCQUEEN (1930-1980) probabilmente l'attore più amato della sua generazione; ottimo attore, grande estimatore di moto ed auto e soprattutto un personaggio a 360°.

Andando per ordine e volendo citare a ruota libera alcune delle sue interpretazioni: i magnifici sette, la grande fuga, il caso Thomas Crow, Bullit, Papillon e Inferno di cristallo. Ognuno di noi ne ha visto almeno uno e si sara' detto.....CHE CARTOLA !!!

Tra le sue citazioni:
"Vivo per me stesso e non devo render conto a nessuno"
"Quando credo in qualcosa, combatto fino allo fine per ottenerla" ed infine...
"Preferirei svegliarmi in mezzo al nulla piutosto che in qualunque citta' del mondo".

In questi giorni si sta tenendo a Los Angeles una mostra in cui vengono esposte auto e moto guidate sul set oppure appartenute realmente a Mr McQueen.
Sicuramente vi ricorderete della ford mustang presente in Bullit oppure della Triumph Pre-1963 TR6 Desert Racer della Grande Fuga oppure della Porsche 917 in Le Mans. Ma non si trattava di una messainscena un trucco di marketing per attirare appassionati di motori al cinema......la prova? le auto realmente possedute da Steve: 1948 MG Roadster (che riporto qui sotto), 1956 Jaguar XKSS, 1963 Ferrari Berlinetta Lusso e ho detto tutto !!!

Concludo con un commento scontato che ho trovato in rete: gli uomini volevano essere come lui mentre le donne....bhe vi lascio immaginare

PS: a questa pagina troverete anche le auto possedute da altre personaggi famosi
http://cars.msn.co.uk/fun/celebrity/mcqueenjan06/

Dedico il post al grande Capitano, la nostra vera stella polare, che ogni giorno ci illumina con la sua sapienza.

UJACK

Friday, January 20, 2006

FILIPPICA SUL GRANDE FRATELLO

Consentitemi di spendere alcune parole su quel fenomeno mediatico che si è abbattuto anche quest’anno e per la sesta volta sui nostri teleschermi che è il Grande Fratello, l’unico, il vero, l’inimitabile reality show.
Se è vero, e vi assicuro che è vero, che il mio primo pensiero mattutino, al suono della sveglia odierna, è stato per ciò che ieri sera hanno trasmesso in televisione, un motivo ci deve pur essere. E non è certamente perché io possa essere annoverata tra i fans e/o guardoni che seguono assiduamente il programma. Allora perché i miei sonni sono turbati dalla Marcuzzi (che ha almeno il pregio di non essere la D’Urso, tranne che per le tette), da Liorni (che ha una frangia ogni edizione più spaventosa) e da quel branco di invasati che a 0 gradi si dimenano fuori da una porta rosso lacca?
Un motivo potrebbe essere che, ahinoi, il palinsesto televisivo, come anche le pietre sanno, offre ogni sera un penoso scenario che costringe – appena prima dello spegnimento definitivo del maledetto arnese – ad un funambolesco zapping tra fictions italiane e non, film trasmessi e ritrasmessi centinaia di volte, approfondimenti pseudo politici (tra cui alcune rare eccezioni di pregio), un po’ di salute e, appunto, reality come se piovessero. Tanto che se per caso, una sera, ti ritrovi a guardare qualcosa di veramente interessante o a gustare una buona pellicola che hai perso al cinema, ti viene da quasi da pensare che deve esserci stato un errore nella programmazione. Ma non è abbastanza. Un altro motivo potrebbe essere che il GF è ormai diventato un fenomeno di costume, argomento di conversazione a fine serata non sia mai che non dico la mia su come secondo me va a finire tra quei due. Puerile.
Ma allora, forse, il motivo vero potrebbe essere che la terz’ultima immagine che ho visto ieri sera (la penultima era un dito mozzato in C.S.I. e l’ultima una meritata pagina scritta) è stata quella di un tale, Filippo forse, che si dimenava, urlava, piangeva e abbracciava a casaccio, correva e agitava i pugni al cielo come ho visto fare solo a chi segna un gol ai mondiali di calcio… il tutto perché il fido Liorni gli aveva appena comunicato a sorpresa che stava per entrare nella casa.
O potrebbe essere per quello che si fa chiamare “poeta” e ne inventa una, di poesie, su due piedi (quanti mesi gli avranno dato per prepararsela?) prima del suo ingresso nel tugurio che precede la sorpresa della vera casa da nababbi (il mio senso estetico mi impedisce addirittura di commentare sia la trovata sadica degli autori che l’arredamento della casa di lusso, una vera porcheria). Senza contare il fatto che il già citato Liorni me lo definisce docente universitario quando è addirittura pleonastico il fatto che trattasi di precario con contratto a progetto (e, come direbbe qualcuno, “se sono il Rettore, col cavolo che lo faccio tornare”…).
O potrebbe essere per quello che 15 anni fa era stato rapito (cazzo, una cosa seria, mica brustoline) e durante i provini, per fare colpo, dice che lui è diverso perché ha visto la morte in faccia e adesso vuole essere ricordato per qualcosa di diverso dal rapimento. Oddio!
Ora: io capisco che in palio c’è la conturbante cifra di un milione di euro (viviamo in un paese che può permettersi anche questo, evidentemente), che andrà nelle tasche di chi resisterà meglio alla claustrofobica esperienza; capisco anche che ci sia gente il cui unico desiderio è quello di essere spiato mentre cazzeggia per ore su un divano o lava le mutande o solleva pesi o, nel raggiungimento della massima punta di intelligenza del programma, tenta di imparare a memoria una poesia o le capitali d’Europa; capisco infine che qualcuno di loro, evidentemente, conduce una vita talmente al di sotto delle sue aspettative che una qualunque esperienza televisiva rappresenta il riscatto di un lavoro precario o di anonimi sabati con gli amici; per alcuni sarà la fuga dalla realtà, per altri sarà finalmente la realtà ad immagine e somiglianza dei predecessori che poi per il resto della loro breve “carriera” televisiva saranno ostaggi di Costanzo o della De Filippi.
Ma mi chiedo: c’era proprio bisogno della sesta edizione? C’è ancora così tanta gente che si diverte a spiare esseri umani in tutto e per tutto simili ad altri? Ci sono ancora così tanti quasi-adulti che agognano un letto in quella casa anziché desiderare una vita al di qua dello schermo?
Evidentemente le mie sono domande retoriche e le risposte affermative non fanno che gettarmi in uno sconforto che mi turba il sonno.

Esempio di coraggio e determinazione

Riporto parte dell'articolo pubblicato sulla gazzetta dello sport on line di oggi.
VICENZA, 20 gennaio 2006 - Può sembrare incredibile, ma è così. È lui, Julio Gonzalez, l’attaccante paraguaiano a cui è stato amputato martedì il braccio sinistro, a dare forza agli altri, ai tanti che gli fanno visita in queste ore. Chi arriva davanti alla porta della sua stanza d'ospedale, a Padova, nel reparto di chirurgia plastica, cerca parole che non trova. Ma lui, come del resto tutta la sua famiglia, è sostenuto da una grande fede in Dio e spiega: “Ho capito che cosa ho rischiato. Essere vivo è già un dono di Dio, tornare a casa e poter parlare e giocare con i miei due bambini è un dono di Dio”. Così ripete Julio Gonzalez, con una serenità che sta sorprendendo tutti e che a tutti quelli che gli fanno visita dà appunto forza, sgombra l'animo dall'ansia.

Gonzales ha 24 anni e stava facendo un favore ad un compagno di squadra che doveva prendere un aereo.

In bocca al lupo!!!

Addio a Wilson Pickett, simbolo del R&B

Ho letto la notizia...mi sembra che sia stato un Grande del R&B...
Se qualcuno ne sa di più...io lancio l'idea!!!


E’ stato il primo cantante soul "panamericano", capace di fondere diversi stili regionali. Nativo dell’Alabama, con base a New York, trovó la giusta aria musicale a Detroit ma un clima ancora piú favorevole a Memphis. In questo suo personale "giro dell’America", non smise mai di essere se stesso: un irrequieto, imprevedibile, selvatico soul man in una parola sola "The Wicked Pickett", il re della funky music. Il suo non fu mai il nobile lamento soul dei maestri classici, il crepitante fuoco che a Redding rimaneva in gola; piú vicino all’urlo sfrenato di James Brown, era una forza bruta che scuoteva la voce fin dai visceri e si lanciava in rocambolesche evoluzioni. Se si eccettuano le prime, piú educate canzoni con I Falcons, tutti i pezzi di Pickett sono vento e tempesta, un soffio impetuoso che divora l’artista e ne riduce il canto a sconnesso balbettio: cosí in the midnight hour, funky broadway, mustang sally, land of 1000 dances, che tra il 1965 e il 1967 segnano il momento d’oro del Wicked, aiutato dalla mano felice degli uomini Stax.Troppo vero per essere usato, troppo insano per una tranquilla permanenza nel mondo dello show business, Wilson Pickett abita ancora oggi un angolino della scena black; il temperamento lo sorregge ma non il repertorio.. e l’orgoglio lo tenne al largo del circuito della nostalgia. Le ultime sue grandi prodezze hanno quasi vent’anni; quando fuggí da Memphis per approdare ai Muscle Shoals Studios di Rick Hall, in Alabama, e nel corso di una memorabile session si mangió Mc Cartney e tutti I Beatles, cosí, in un boccone, giusto il tempo di spalancare le fauci per intonare hey jude.

La sua grande popolarità lo portò anche al ricco (per glia anni 60-70) mercato italiano, coinvolgendolo in un paio di partecipazioni al Festival di Sanremo con Fausto Leali in Deborah nel 1968 e poi l'anno successivo in coppia con Lucio Battisti, che si stava affacciando proprio allora al successo: non riuscirono ad arrivare in finale. La canzone, di Battisti-Mogol, era Un'avventura

Su Rete4 avrete le prove di quanto è scritto.. :-)

Alcune le ho volutamente cancellate.. altre sono veramente da gustare. Navigando si trova di tutto..

Chuck Norris non legge i libri. Li fissa fino a quando non ottiene le informazioni che gli servono.

Se chiedete l'ora a Chuck Norris lui vi risponderà "Ancora due secondi."
Dopo aver chiesto "Ancora due secondi cosa?", vi colpisce con un calcio volante a girare

Dal 1940, anno di nascita di Chuck Norris, le morti causate da calci volanti a girare sono aumentate del 13.000%.

Non ci sono disabili. Solo persone che hanno incontrato Chuck Norris.

Chuck Norris una volta si è schierato per calciare il tiro di trasformazione di una partita di football tra scuole superiori. Visto che il pallone si era forato, ha persuaso gli arbitri a fargli effettuare il calcio con un bambino di 3 mesi. Chuck ha spedito 60 metri oltre i limiti del campo, e poi ha proceduto a scoparsi ogni ragazza dello stadio.

Quelli che scorrono alla fine di una puntata di Walker Texas Ranger non sono i titoli di coda; in realtà è la lista delle persone che hanno ricevuto un calcio volante in faccia da Chuck Norris quel giorno.

Le lacrime di Chuck Norris curano il cancro. Il problema è che lui non ha mai pianto.

Chuck Norris ha venduto l'anima al diavolo in cambio della ruvida bellezza e dell'incomparabile abilità nelle arti marziali. Subito dopo aver concluso la transazione, Chuck colpì in faccia il diavolo con un calcio volante e si riprese indietro l'anima. Il diavolo, che notoriamente apprezza l'ironia, ammise lo sbaglio e dichiarò che avrebbe dovuto schivare il colpo invece di abbassare la guardia. La coppia ora si ritrova per il poker ogni secondo Mercoledì del mese.

Un uomo una volta chiese a Chuck Norris se il suo vero nome fosse "Charles". Chuck Norris non rispose, si limitò a fissare l'uomo fino a farlo esplodere

Chuck Norris non dorme. Aspetta.

Dopo attenta analisi, il Presidente Truman scelse di lanciare la bomba atomica su Hiroshima all'alternativa di mandare Chuck Norris. Il motivo fu che venne ritenuta la soluzione più "umana".

Chuck Norris spesso chiede alle persone di tirargli il dito. Quando lo fanno, li colpisce con un calcio volante nell'addome. Dopodichè scoreggia.

Chuck Norris è attualmente in causa con l'NBC, reclamando il fatto che Law and Order sono i nomi depositati per le sue gambe.

Chuck Norris si è preso la mia verginità, e sicuramente prenderà anche la vostra. Se state pensando "Impossibile, l'ho già persa", vi state sbagliando di grosso.

Gli Alieni esistono. Stanno semplicemente aspettando la morte di Chuck Norris, prima di attaccare.

L'ex-ragazza di Chuck Norris una volta gli chiese quanta legna avrebbe potuto fare una marmotta se le marmotte avessero potuto fare legna. Lui urlò: "COME OSI FARE RIME IN PRESENZA DI CHUCK NORRIS!" e le tagliò la gola. Tenendò la gola della ragazza ancora sanguinante tra le mani, muggì: "Nessuno prende per il culo Chuck!". Due anni e cinque mesi dopo, capì l'ironia dell'affermazione e rise così forte che chiunque nel raggio di 160km diventò sordo.

Chuck Norris era previsto come personaggio nel video game "Street Fighter II", ma fu rimosso dai Beta Testers perchè ogni bottone gli faceva comunque compiere un calcio a girare. Quando gli viene chiesto di questo bug, Chuck dice "Non era un bug."

Quando l'uomo nero va a dormire,ogni notte controlla il suo armadio x vedere se c'è Chuck Norris.

Chuck Norris un volta ha mangiato 3 bistecche da 2 kili in un'ora. Ha speso i primi 45 minuti facendo sesso con la cameriera.

Non esiste la toeria del'evoluzione,ma solo una lista di creature a cui Chuck Norris permette di vivere.

Chuck Norris può dividere per zero.

I bambini hanno paura del buio.Il buio ha paura di Chuck Norris

Chuck Norris non va a caccia,xkè la parola "caccia" implica possibilità di fallimento. Chuck Norris va ad uccidere.

Durante un episodio di "Willy Il Principe di Bel-Air", sostituì per una scena Carlton e nessuno ci ha fatto caso.

Ogni fine settimana, Chuck prende a calci una dozzina di bianchi per dare prova che non è razzista.

Prima di andare sul set di "Walker Texas Ranger", si fa iniettare una dose multipla di tranquillizzanti per elefanti per limitare la sua forza e mobilità. Tutto questo per cercare di diminuire il livello di fatalità degli attori nelle scene di lotta.

Chuck Norris non parla. Lui pensa le parole e poi le manda al tuo cervello con un calcio volante.

Se conti il numero di spermatozoi che i tuoi testicoli producono in una vita, sarà sempre inferiore al numeor di donne che hanno avuto un orgasmo passando le mani fra i capelli di Chuck

Chuck Norris non caga. Espelle debolezza

Una volta abbiamo dato una festa di laurea per Chuck: si è mangiato tutta la torta prima che riuscissimo a dirgli che c'era una spogliarellista nascosta dentro.

Thursday, January 19, 2006

UN ESEMPIO DI LEADERSHIP


The Usual Suspects - I soliti sospetti
1995, di Bryan Singer, con G. Byrne, K. Spacey, B. Del Toro.


Un film sul vero e sul falso con un'irresistibile attrazione verso il male: cinque criminali di mezza tacca si incontrano per caso nel corso di un confronto all'americana. Progettano un colossale colpo assieme, ma qualcosa va storto. Forse il loro incontro non è stato casuale ed è tutta una trappola architettata da Kayser Sose, fantomatico e misterioso re del crimine e del traffico di droga, con l'aiuto del suo braccio destro, l’avvocato Kobayashi. Ma chi è questo personaggio misterioso il cui nome è in grado di terrorizzare anche gli assassini più spietati? Una serie di flashback e l'interrogatorio a cui viene sottoposto Verbal, l'unico sopravvissuto dei cinque, ci permetteranno di far luce su quanto è realmente accaduto. O forse no, e niente di ciò che sembra corrisponde al vero.

E' Verbal a parlare, nel flashback che rievoca l'inizio di questa intricata vicenda.

"Era una gran puttanata, organizzata apposta per incastrarci… Tutta colpa degli sbirri, non si mettono dei tipi come quelli tutti insieme in una stanza."

E nella cella, subito dopo il confronto all'americana, Keaton, il più scaltro tra i cinque, intuisce che sta succedendo qualcosa di strano:

"Questa è tutta una messinscena. Quante volte sei stato in un confronto all'americana? Ci sei sempre tu e quattro pupazzi, degli sbandati pagati dieci dollari a testa dal dipartimento, non li metterebbero mai cinque criminali nella stessa fila."

Questo confronto atipico forse nasconde qualcosa: la situazione è anomala, e suggerisce una regia occulta. Chi ha fatto incontrare i "soliti sospetti"?

"La cosa da fare adesso è pensare, ripensare a tutto. Pensare a qualcuno che ha potere, qualcuno che è stato in grado di pedinarci da New York a Los Angeles."

La risposta arriva da Kobayashi, un avvocato che propone ai cinque un colpo miliardario. Per conto di un cliente molto particolare:

"Io lavoro per Kayser Sose ..."
"Chi è Kayser Sose?" Chiede Verbal Kint.
"A giudicare dall'improvviso cambiamento di umore, signor Kint, sono certo che i suoi soci sono in grado di dirvelo." Continua Kobayashi, che poi chiarisce i contorni del complotto:
"Ora, c'è voluto un po' di tempo per trovarvi tutti, la nostra intenzione era quella di avvicinarvi dopo la vostra cattura a New York."

Ognuno dei cinque sospetti in passato si è messo sulla strada di Sose. L'organizzazione criminale del misterioso leader è incredibilmente vasta e ramificata, e comprende molte persone che non sanno nemmeno di lavorare per conto di un uomo così potente ed inafferrabile. Senza saperlo, Keaton e gli altri hanno danneggiato Kayser Sose, che vuole rifarsi, ingaggiandoli per una missione quasi suicida. I cinque non possono esimersi. Si tratta della classica proposta che non possono rifiutare.

"Il signor Sose lavora raramente a lungo con le stesse persone. Loro non sanno mai per chi stanno lavorando. Uno non può essere tradito, se nessuno lavora per lui."

Il potere di Kayser Sose si basa su una straordinaria attività di intelligence. Possiede dossier dettagliati su tutti e cinque. Ma la sua grande risorsa è un'altra: controlla attentamente e manipola le informazioni in uscita. Su di lui si conoscono solo leggende, dicerie, favole nere. Si sa solo quello che Sose lascia trapelare volontariamente. Al punto che forse, dopo tutto, Kayser Sose non esiste, è solo una fantasia, una leggenda, una maschera senza volto.

"Questo non quadra" dice Keaton cercando di mantenere sotto controllo la situazione. E prosegue:"Kayser Sose è pura invenzione, Kobayashi lo sta usando come paravento." "Per quanto ne so io Sose è una specie di macellaio, psicopatico e sanguinario." Replica Fenster.

È lo storpio Verbal, durante l'interrogatorio finale alla polizia, a fare in parte luce su questo personaggio leggendario:
"Beh, pare che sia turco, c'è chi dice che il padre sia tedesco. Nessuno crede che esista davvero. Nessuno lo ha mai conosciuto o visto qualcuno che abbia lavorato per lui, ma a sentire Kobayashi chiunque avrebbe potuto lavorare per Sose: non lo sapevano, era questo il suo potere. La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto, è stato convincere il mondo che lui non esiste."

Nessuno lo ha mai visto, ma il suo potere si fonda proprio sull'invisibilità, sull'asimmetria tra le informazioni che possiede e quelle che lascia filtrare. Non ha un ruolo o una posizione determinata, per questo può assumere qualsiasi ruolo e lasciar credere agli avversari qualsiasi cosa. Privo di potere formale Kayser Sose, il cattivo maestro, è un leader informale che rimane dietro le quinte e dal back-office muove le leve dell'organizzazione. È lui a pianificare le mosse e a decidere le strategie. Sugli altri ricadono le conseguenze di decisioni prese altrove. Alla fine l'intreccio sembra sciogliersi, e le tessere di colpo combaciano. A organizzare tutto è stato Keaton, che ha escogitato il piano per uccidere un testimone scomodo.
È lui Kayser Sose? Il poliziotto che conduce l'interrogatorio ne è convinto:
"Sto dicendo che è stato Keaton, Verbal. Ti ha risparmiato per un unico motivo…""Perché lui era mio amico." Piagnucola Verbal."No, Verbal, lui non era tuo amico. Keaton non aveva amici, ti ha salvato perché ha voluto così, è stata la sua forza di volontà. Keaton era Kayser Sose."

Eppure qualcosa ancora non torna. Il leader informale non si espone in prima persona, ma influenza le azioni altrui senza correre rischi inutili. Kayser Sose, se esiste davvero, ha già previsto tutto. Ha giocato d'anticipo decifrando i segnali deboli provenienti dall'interno del gruppo. Keaton, in realtà, è solo un capro espiatorio, una marionetta che ha seguito, senza saperlo, la pista tracciata in precedenza da qualcun altro. In una splendida sequenza in cui il poliziotto riallaccia e collega quanto detto da Verbal con quanto è presente nella stanza (una tazza, una foto segnaletica, la pubblicità di una pizzeria…) il gioco si svela. La tazza di caffè cade dalle mani del polizziotto, ma è troppo tardi. Verbal lo storpio, il più inoffensivo dei soliti sospetti, si allontana dal commissariato. Poco a poco la sua gamba si distende e riacquista un passo normale. Scioglie la mano irrigidita, si accende una sigaretta con un accendino d'oro. Sembra sogghignare. Il poliziotto si precipita fuori dal commissariato, cerca il mago dell’intrigo tra la folla, senza trovarlo. Una macchina affianca Verbal che sale accanto all'avvocato Kobayashi. Si fissano per un attimo, prima di ripartire, allontanandosi nel traffico.

"Dopo di che credo che non ne sentirete mai più parlare…"
Da rivedere!


Il Contratto Metalmeccanici è Stato Siglato

Dite la verità questa proprio non ve l'aspettavate.

Ma è un tributo necessario, che il blog doveva a chi, tra i suoi lettori e contributors, appartiene alla categoria.

Il mio personale contributo al raggiungimento dell'accordo l'ho fornito lunedì mattina all'uscita Brescia Ovest di quel viottolo di campagna poco frequentato che è l'A4.
Ero il primo, vi garantisco, (peccato non avere avuto modo di testimoniare l'evento) al cospetto di una muraglia umana di tute blu.
Fermo a motore spento incrociavo gli sguardi di chi stava facendo valere un sacrosanto diritto: quello allo sciopero.

I giornali questa mattina riportavano la cronaca della "conquista".
In realtà non è stata combattuta nessuna battaglia è stato semplicemente trovato un accordo commerciale sulla vendita dell'oggetto contratto nazionale ad un prezzo non specificato.

Quotidianamente mi confronto con gli effetti dell'avvento sul mercato dei nuovi attori costituiti dai paesi cossiddetti emergenti.
Uno per tutti: la Cina; rapportando il PIL al costo del lavoro oggi risulta il secondo costruttore mondiale dopo gli USA.
Coloro che abbiamo sempre reputato bravi a copiare sono gli stessi che oggi hanno raggiunto una liquidità che non solo gli consente di acquistare la tecnologia occidentale, il chè è oggettivamente più semplice e rapido che copiarla, ma anche di acquistare chi questa tecnologia oggi la produce in occidente.

E' buona norma quando si acquista qualcosa chiedere sempre quanto costa.

Il bimotore ad elica della VITA

Il 28 febbraio del 1953, benchè fosse sabato, il ventitreenne James Watson si recò in laboratorio la mattina presto, ed ebbe l'intuizione della sua vita: rimescolando i quattro tipi di tessere di un puzzle tridimensionale di cartone sul quale stava lavorando, che corrispondeva alla struttura chimica delle quattro lettere (A, T, C, G) dell'alfabeto del DNA, si accorse che esse combaciavano perfettamente a coppie (A con T, e G con C).
A metà mattina il trentasettenne Francis Crick raggiunse il compagno di ricerca, e scopre immediatamente che la sua scopreta significava che il DNA aveva una struttura a doppia elica, costituita da due catene di lettere orientate in direzione opposta. All'ora di pranzo i due si recarono al loro solito pub, l'Eagle, e Crick annunciò modestamente ai commensali che, assieme a Watson, aveva appena scoperto il segreto della vita
Fin dalle origini della sua storia cosciente l'uomo aveva infatti cercato di rispondere alla domanda più fondamentale che poteva porsi: Cosa c'è di misterioso, magico, o addirittura divino, nella vita?
E la risposta che avevano appena dato Watson E Crick era: Niente.
Queste poche righe colpirono la mia attenzione non troppo tempo fa...
Posso soltanto dire che Linneo, quando costituì la classificazione degli esseri viventi, non avrebbe mai pensato che al giorno d'oggi si potesse arrivare a tanto: tecnicamente, e moralmente.
Sono curioso dell'opinione di Union J.. (deontologia)
Lascio a voi ogni commento..

Wednesday, January 18, 2006

Un messaggio nel futuro, scrivetevi una e-m@il.

Si tratta solo di uno dei diversi siti che consentono a un individuo di inviare a se stesso o ad altri un messaggio che verrà recapitato molti anni dopo nel futuro. La risposta tecnologica alla capsula del tempo, che punta a trarre profitto dalla curiosità, dalla fiducia e dalla nostalgia connaturate all'anima umana. “Spedire un messaggio nel futuro è qualcosa che la gente ha sempre cercato di fare”, spiega Paul Saffo, direttore dell'Institute for the Future. “In un certo senso, è una dichiarazione di ottimismo”.
A Matt Sly, 29 anni, l'idea di FutureMe è venuta circa quattro anni fa. L'ispirazione è arrivata quando si è ricordato come, all'epoca in cui andava a scuola, gli fosse stato assegnato il compito di scriversi delle lettere da solo. A detta di Sly, che per realizzare il progetto si è alleato con un trentunenne di San Francisco, Jay Patrikios, il sito finora ha raccolto donazioni per circa 58 dollari. Ci tiene a precisare che non si tratta di un'agenda elettronica, e che gli utenti dovrebbero pensare a lungo termine.
Tramite il sito si possono inviare messaggi anche a 30 anni di distanza, ma i dati raccolti mostrano come la maggior parte dei fruitori del servizio preferisca fissare l'invio di qui a tre anni. “Vorremmo che la gente pensasse al proprio futuro, a quali sono i suoi obiettivi, i suoi sogni, le sue speranze e i suoi timori”, spiega. “Stiamo cercando di agevolare un po' di serie riflessioni esistenziali”. La gran parte delle mail spedite punta a una delle due cose: o a dire al se stesso del futuro cosa si stava facendo in quel momento o a chiedere al se stesso del futuro se è riuscito a realizzare le vecchie aspirazioni. “I toni non sono sempre amichevoli”, osserva Sly, oggi laureando a Yale. “Spesso suona un po' della serie “Svegliati!”.
Di recente anche Forbes.com ha deciso di sfruttare l'idea, offrendo una promozione “capsula del tempo e-mail”. In circa sei settimane sono state raccolte oltre 140 mila lettere. Circa il 20 per cento dei messaggi dovrebbero arrivare nella casella del destinatario tra 20 anni, per altri ci vorrà di meno. Il progetto è realizzato da Forbes.com in collaborazione con Yahoo! e Codefix Consulting.
“Molti se ne sono dimostrati entusiasti e ci si sono dedicati con passione”, commenta David Ewalt, redattore di Forbes.com che ha collaborato allo sviluppo della promozione. “È un qualcosa che davvero ti fa fermare un attimo e ti impone di pensare alla tua vita in una maniera in cui di solito non lo fai”.

I service provider cercano di rendere il processo di trasmissione il più sicuro possibile tramite partnership o software di backup, e invitano gli utenti a mantenere lo stesso indirizzo di posta elettronica, ma non c'è alcuna garanzia a prova di bomba che il messaggio arrivi. La tecnologia cambia. Le aziende falliscono. I filtri antispam potrebbero mettersi in mezzo. Ma tutto ciò non ha scoraggiato un numero considerevole di persone dall'aderire all'iniziativa.
Su FutureMe, tramite cui sono stati scritti oltre 173 mila messaggi, molti si sono mostrati abbastanza fiduciosi da rendere pubbliche le proprie mail (ma non necessariamente il nome). “Spero di aver imparato ad assumermi la responsabilità delle mie azioni, a non essere solo passivamente aggressivo e a non fuggire da ciò che mi spaventa”, scrive un utente. “Spero di essere un po' cambiato”. “Hai perso un occhio? Se così fosse mi dispiace”, recita un altro messaggio. E poi, per chiudere, naturalmente il solito ottimista: “Ehi, spero che tu sia ancora vivo!”.


(fonte: datamanager.it)

Tuesday, January 17, 2006

CRASH

Trama:
Una casalinga di Brentwood e il marito procuratore. Un iraniano proprietario di un 24hours shop. Due detective della polizia, amanti occasionali. Il regista nero di un canale televisivo e la moglie. Un fabbro latinoamericano. Due ladri di automobili. Una recluta della polizia. Una coppia coreana di mezza età… Vivono tutti a Los Angeles. E nelle prossime 36 ore per loro sarà inevitabile scontrarsi…

Quando il contatto umano svanisce lasciando il posto all’indifferenza, al razzismo e alla rabbia, quando sei circondato continuamente da persone e ti senti ugualmente solo, quando l’unico contatto fisico è quello che si ha in mezzo alla folla, spalla contro spalla, è proprio il momento in cui rischi di non distinguere più la strada lasciandoti trasportare dagli eventi, navigando all’interno di questo mondo di metallo, vetro e plastica in balia di tutto e tutti.

Questo è quello che succede ai personaggi di CRASH costretti a vivere situazioni al limite dell’inverosimile incrociando i loro destini, scontrandosi, sopravvivendo (a volte), ai sussulti di una società in cui tutto è causato dalla impossibilità di comunicare.

Sul blog abbiamo già affrontato il discorso della difficoltà di comunicazione, che sfocia poi nell’impossibilità di incontrarsi e di condividere. Il blog è un modo alternativo, a volte necessario, e a volte sostitutivo, dei rapporti umani e della condivisione dei pensieri. Quindi attenzione!

Ma torniamo al film: scorre veloce, anche se potrebbe sembrare la solita pellicola ad episodi. Il ritmo è senza dubbio altalenante ma, con picchi di grande intensità e quasi mai prevedibile nella giostra degli eventi che si susseguono. Accattivante, diverso, commovente, un film che può risultare anche un po’ scomodo, e forse vale pena di vederlo solo per questo. E’ già disponibile in dvd a noleggio e, ovviamente, anche sul mio HD. Non ditelo in giro!!

Baciamolemani

Ps: credevate fossi sparito, invece non perdo un colpo, anche quando non sono fisicamente davanti al pc.


Vergogna !

Handicappata chiusa in bagno per 30 anni.

L'incredibile storia a Pescara: mangiava gli avanzi in ciotole, veniva lavata ogni tanto con un tubo dell'acqua sul balcone.

Sunday, January 15, 2006

Ordine di cattura..

Questa immagine "ritrae", con incredibile somiglianza ad un noto personaggio dei fumetti, un celebre e famigerato Lupin nostrano (de noartri insomma)
Spirito di emulazione o spietato ladro d'appartamento?

Chi mi sa dire chi è questo losco figuro.. sorpreso con le mani nel sacco.. all'accensione della luce?

Si presume stesse rubando dalla dispensa alcune bottiglie di pregiati vini Italiani...
Questa è l'unica immagine che ci è giunta dall'Interpol.. qualsiasi segnalazione di avvistameno sarà vagliata con cura..

Bolzaneto: Coordinate: 44° 10' 269" N - 09° 33' 925" E

Il mare, elemento predominante del pianeta terra. A lui sono legate leggende mitologiche e mistiche, talvolta sfocianti in leggende. Purtroppo oggi il rispetto per l’ambiente e quindi per il mare è sempre minore, e la nostra maleducazione (in senso ecologico) è enorme. Chi di voi andando per mare o al mare non ha visto di tutto galleggiare sopra le sue salate acque?? Ebbene oltre che in superficie anche nei suoi fondali sono custoditi segreti e storia. È da pochi anni che sono approdato alla subacquea (un po’ per scherzo e per provare) e me ne sono appassionato. In preda alla nostalgia da acqua salata e da immersioni ne riporto un fatta ora mai un anno fa in Liguria nei pressi di Levanto. Obiettivo dell’immersione esplorazione del relitto del Bolzaneto.

La Nave varata nel 1918, con stazza lorda di t. 2.220, lunghezza di m. 86,96, larghezza di m.12,50 pescava m. 5,37; era spinta da una macchina a vapore a triplice espansione con due caldaie della potenza di 900 hp che le imprimeva una velocità massima di 8,5 nodi.
Il 29/06/1943, alle ore 10,45, il piroscafo Bolzaneto (Soc. armatrice ILVA di Genova) fu silurato tra Bonassola e Deiva Marina (SP) dal sommergibile inglese Sportsman comandato dal tenente di vascello Gatehouse, mentre faceva rotta da Marina di Carrara a Genova trasportando un “prezioso” carico di ghisa (recuperato con draghe al termine del II conflitto Mondiale). Il siluro ha centrato il piroscafo spaccandolo letteralmente in due tronconi (gli abitanti di Bonassola ricordano ancora il fragore dell’esplosione). La nave giace ora ad una profondità tra i 40 ed i 55 metri. La parte prodiera è separata di 150mt da quella poppiera (quella che ho potuto esplorare). Nel naufragio i pochi superstiti (9 su un equipaggio di 20 persone) furono tratti in salvo dagli abitanti di Bonassola che prontamente andarono in soccorso con barche da pescatore.

L’immersione molto bella ma impegnativa, sia per la profondità che per le correnti di fondo, si è svolta con una splendida visibilità, una volta toccati i 55mt del fondale mi è stato possibile vedere nella sua pienezza la parte poppiera, con ancora il timone e la grossa elica…..in quel momento mi sono reso conto di come è immenso il mare….sopra di me il sole faticava a penetrare la colonna d’acqua di 50 metri, inoltre potevo vedere la competa dimensione della nave….uno spettacolo mozzafiato amplificato dall’incredibile silenzio del mare….solo il respiro e le bolle rompevano quel silenzio con un fragore quasi surreale…!! Ad una tale profondità il nostro organismo consuma 6 volte di più rispetto a quando uno è in superficie, l’aria diviene più densa ed i tempi di reazione e di ragionamento tendono a rallentare. Inoltre a causa della profondità la permanenza sul fondo respirando solo aria è limitata a 10-15 max (dipende da quanta aria bruci)….i restanti 50min di immersioni sono di risalita e decompressione…ma ne è valsa la pena.

Risalendo verso la coperta della nave è possibile vedere nella zona poppiera il cannone scudato, le cui munizioni sono sparpagliate nel deposito sottostante a causa del cedimento. Sul relitto sono inoltre presenti reti da pesca e lenze che obbligano a chi vi si immerge ad una maggiore attenzione.

Sperando di non aver annoiato nessuno saluto tutti, invitando ciascuno a portare rispetto al mare!! Sempre!!!